Nelle ultime ore ha avuto luogo una polemica a distanza tra il candidato premier del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio e il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. Il tema, il conflitto di interessi, non è nuovo nelle schermaglie politiche che riguardano il Cavaliere. Di Maio ha affermato che Berlusconi starebbe facendo pressioni su Matteo Salvini, utilizzando i suoi canali televisivi. Motivo di ciò sarebbe la volontà di non far uscire la Lega dalla coalizione di centrodestra. La reazione del Cavaliere non si è fatta attendere. Di Maio è stato bollato come un possibile pericolo per la democrazia e la libertà, avendo ” uno stile da esproprio proletario anni 70” . Niente di nuovo sotto il sole, quindi, da entrambe le parti.
Il conflitto di interessi sussiste quando un soggetto con alta responsabilità decisionale ha interessi personali o professionali collidenti con l’imparzialità richiesta per la carica detenuta. La rilevanza di tale condizione nell’opinione pubblica italiana è legata a doppio filo con i mandati da primo ministro di Silvio Berlusconi. La titolarità contemporanea di funzioni pubbliche e di un vero e proprio impero editoriale ha spinto negli anni molti giuristi a ritenere illegittima la presenza sulla scena politica del Cavaliere. A regolamentare il conflitto di interessi è tuttora la bistrattata legge Frattini del 2004, varata proprio da un governo facente capo a Berlusconi. La legge fu ritenuta dalle altre formazioni politiche uno specchietto per le allodole, dal momento che prevede norme per punire il conflitto d’interesse, ma non fa nulla per prevenirlo. Critiche arrivarono anche dal Consiglio d’Europa, che chiese la revisione di molti aspetti della legge. In particolare fu evidenziata la mancata previsione della categoria dell’ineleggibilità per soggetti sottoposti a potenziali conflitti di interesse. Ma va citata anche la mancanza del requisito della mera proprietà di un’impresa tra quelli atti a dare luogo ad una situazione di conflitto interesse. Per questi motivi la partecipazione azionaria indiretta del Cavaliere nelle sue aziende non dà luogo a violazione della legge. Nonostante le sollecitazioni europee, alcun cambiamento è mai avvenuto. Matteo Renzi e Enrico Letta hanno manifestato l’intenzione di mettere a punto una nuova normativa, ma le loro proposte si sono perse nelle parole e nelle ingolfate aule parlamentari. Pertanto il conflitto di interessi, in attesa di una serio restyling, resta un mero argomento di propaganda.
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