Nessun ripensamento da parte di Condè Nast. La casa editrice va avanti con la decisione di mettere in cassa integrazione zero cinque giornaliste. A poco sono valse le proteste del comitato di redazione e l’indignazione della Federazione nazionale della stampa, finalizzate al reintegro in organico delle dipendenti. La messa in cassa integrazione delle cinque giornaliste è l’atto finale di una procedura di esubero che ha visto finora altri ventitrè dipendenti accettare gli incentivi all’esodo proposti dall’azienda. Per le associazioni le decisioni di Condè Nast non sarebbero giustificate dalla situazione attuale della casa editrice.
Conviene ricordare che la Cigs zero ore può essere disposta nei casi di: ristrutturazione o riconversione aziendale; casi di crisi aziendale o territoriale; impresa assoggettata a procedura concorsuale di fallimento o liquidazione coatta. Situazioni non ravvisate dai giornalisti del gruppo, che hanno sottolineato come Condè Nast non abbia mai fatto ricorso a questa tipologia di ammortizzatore sociale in situazioni analoghe. Inoltre va aggiunto che l’azienda ha lanciato recentemente nuovi progetti editoriali esclusivamente online (l’agenzia media/stampa Lisa e il magazine Condè Nast Mag Accessory), per i quali sarà assunto personale non giornalistico destinato a creare e gestire contenuti. Insomma, la decisione di mettere in Cigs le giornaliste stride con l’effettivo stato di salute dell’azienda. Per i giornalisti del Cdr la misura adottata nei confronti delle cinque dipendenti sarebbe solo il preludio a vari licenziamenti ed esuberi.
La crisi dell’editoria è un realtà innegabile. I ricavi pubblicitari sono in costante calo, a causa della fagocitazione effettuata dalla tv e, soprattutto, dai giganti di Internet. La decisione di puntare sul web è anche condivisibile nell’ottica di un adattamento alle nuove realtà dell’informazione. Tuttavia la specifica situazione della casa editrice non è comparabile a quella di omologhe effettivamente con l’acqua alla gola. Condè Nast è un pilastro dell’editoria americana. Pubblica alcune delle riviste più note in America e nel mondo (Vogue, Vanity Fair, Glamour ecc). Anche la “succursale” italiana ha ottenuto grandissimo successo, trainata dalla gestione di Franca Sozzani, volto di Vogue Italia per un trentennio. La scomparsa di quest’ultima ha causato un cambiamento nelle strategie editoriali. E’ stata annunciata la chiusura di tutta la serie “Vogue”, ad eccezione del mensile originale. L’offerta di ricchi incentivi per le uscite volontarie ha reso chiare le intenzioni dell’azienda, decisa a puntare di più su contenuti non specificamente giornalistici.
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