CONCLUSO “CASO PETRONI”. CONSULTA DÀ RAGIONE A COMMISSIONE RAI: REVOCA NON SPETTAVA A GOVERNO

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Finalmente si conclude il “caso Petroni”, anche se restano da sciogliere alcuni interrogativi perché la sentenza della Corte Costituzionale potrebbe avere delle ripercussioni sulle prossime nomine nel Cda Rai.
La vicenda si apre l’11 maggio del 2007, quando il Consiglio dei Ministri (all’epoca guidato da Romano Prodi) approva la richiesta di revoca del rappresentante del Tesoro nel Cda della Rai. Il 7 giugno il Tar approva la richiesta di sospensiva della procedura di revoca avanzata da Petroni ma, il 10 settembre, Petroni viene comunque rimosso e sostituito da Fabiano Fabiani. Il 16 novembre il Tar accoglie il ricorso di Petroni contro la sua sostituzione: sei giorni dopo il Governo chiede la sospensione della sentenza. Una richiesta bocciata il 4 dicembre dal Consiglio di Stato, che reintegra Petroni nel Cda. Nel frattempo, il 26 settembre del 2007, la Commissione di Vigilanza solleva un conflitto d’attribuzione, giudicato ammissibile il 27 febbraio del 2008. Oggi la Corte Costituzionale dà ragione alla Commissione di Vigilanza e conferma che non spettava al Governo decidere la revoca del consigliere Angelo Maria Petroni. La Bicamerale di San Macuto, stabilisce la Consulta, avrebbe dovuto deliberare in merito. Una decisione che, per qualcuno, potrebbe anche avere effetti sulle questioni di stretta attualità politica, come la nomina, attesa a giorni, del rappresentante dell’azionista nel nuovo consiglio di amministrazione di Viale Mazzini.
Si tratta di verificare se la sentenza odierna, oltre che a stabilire criteri per la revoca del rappresentante del Tesoro, ne stabilisce anche quelli di nomina. Può l’azionista nominare il suo fiduciario senza la preventiva deliberazione della Vigilanza, come prevede la legge Gasparri?
Le interpretazioni politiche della questione sono diverse e discordanti. Paolo Gentiloni, si chiede “come farà il Governo a nominare il proprio rappresentante nel nuovo Cda Rai. Sembra infatti impossibile – osserva – che il potere esclusivo del Governo, negato sulla revoca, possa sopravvivere per la nomina del consigliere”. Secondo il capogruppo del Pd, Fabrizio Morri, il pronunciamento della Corte conferma che è necessaria una modifica della legge Gasparri. E anche l’ex presidente della Vigilanza, Mario Landolfi, ammette: “se la sentenza è ‘manipolativa’ allora si può ipotizzare che non potendo il Tesoro revocare, non può nemmeno nominare in autonomia. Ci sarebbe quindi un vuoto legislativo e la necessità di modificare la Gasparri in quel punto”.
Di tutt’altro avviso il sottosegretario con delega alle Comunicazioni, Paolo Romani: “Oggi sono definitivamente sfumate le ipotesi di riscrittura della legge Gasparri” con una sentenza “che riafferma la centralità del Parlamento”. Mentre il costituzionalista del Pd Stefano Ceccanti, osserva che non c’è automatismo tra potere di nomina e quello di revoca: “Quando una legge stabilisce il potere di nomina, non sempre implicitamente stabilisce quello di revoca. Ad esempio, nonostante la Costituzione preveda l’esclusivo potere di nomina dei ministri da parte del presidente del Consiglio, la dottrina ritiene che non esista un potere di revoca. E’ analogo a quanto avvenuto oggi”. La Consulta, insomma, si è pronunciata sul potere di revoca, e non su quello di nomina espressamente previsto dalla legge. Che, dunque, non verrebbe messo in discussione.
Intanto proseguono le trattative per il completamento del Cda della Rai: martedì il Tesoro potrebbe nominare il suo rappresentante, che dovrebbe rimanere Petroni. Per lo stesso giorno è convocata l’Assemblea degli azionisti dell’azienda per la ratifica dei sette consiglieri eletti dalla Vigilanza, la nomina del rappresentante del Tesoro e l’indicazione del presidente. Su quest’ultima questione ancora non è chiaro se Franceschini spingerà per una riconferma di Petruccioli o punterà su un nome nuovo. E, intanto, la Commissione di Vigilanza sulla Rai continua a non esercitare le proprie funzioni. Come ha anche sottolineato Marco Beltrandi, “la Commissione viene convocata una volta ogni 15 giorni soltanto, senza peraltro avere all’ordine del giorno quegli atti obbligati ed inderogabili per legge, oltre che indifferibili, che attendono da oltre 10 mesi, e che hanno a che vedere con diritti civili e politici degli italiani: le tribune in periodo non elettorale, le trasmissioni dell’accesso, le attività di vigilanza e di indirizzo sulla Rai tv”.
Fabiana Cammarano

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