CON LA LEGGE FINANZIARIA RIAPRIRE LA BATTAGLIA PER LA LIBERTÀ ED IL PLURALISMO

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Oggi, 5 agosto 2008 la Camera dei Deputati, con altro voto di fiducia, ha provveduto a trasformare in legge il decreto 112 che taglia drasticamente i contributi all’editoria e ne cancella il carattere di diritto soggettivo. Cinquantadue quotidiani e decine di testate sono in tal modo messi in gravi difficoltà e per tanti di essi la chiusura diventa inevitabile.
Buona parte della editoria cooperativa, non profit e di partito è destinata così a scomparire. Si tratta di prestigiose testate nazionali che arricchiscono il sistema italiano della comunicazione e della cultura; si tratta di utilissime testate locali che costituiscono le uniche fonti in grado di raccontare la realtà territoriale, economica, politica e culturale: è un durissimo colpo al pluralismo ed alla democrazia. Per evitare una simile iattura si sono battuti non solo le testate interessate ma decine e decine di Deputati e Senatori, l’intera Commissione cultura della Camera e, con allarme crescente, le organizzazioni di categoria, la FNSI, i sindacati CGIL-CISL-UIL, forze politiche e culturali. Tutto ciò non è stato sufficiente.
Con la ripresa di settembre, in occasione della discussione della legge finanziaria occorre riavviare la battaglia e con maggiore vigore, quello che è in discussione, infatti, è il pluralismo e lo spessore della democrazia nel nostro Paese. Gli obiettivi sono due, da un lato la ricostituzione del diritto soggettivo ai contributi ed il recupero delle risorse necessarie, dall’altro il varo di una vera riforma dell’editoria nel quadro più generale di quella dell’intero sistema della comunicazione. E’ bene ricordare, infatti, che per tutelare la libertà di stampa ed il pluralismo l’intervento pubblico è indispensabile: il mercato da solo non riesce a garantire libertà e pluralismo. Il mercato, per sua natura, tende a produrre situazioni di monopolio: l’esempio italiano nel campo della comunicazione è di tutta evidenza. Un tale convincimento è molto diffuso e non solo tra il mondo delle imprese, nel mondo accademico e della cultura, ma lo hanno ribadito, più volte, le massime Autorità dello Stato, il Parlamento nazionale e quello europeo. Inoltre, occorre ricordare che non sono solo le dimensioni ed il numero dei soggetti che operano nel mercato a renderlo aperto e pluralista ma anche le differenti forme societarie che vi operano, e quella cooperativa è la esperienza che più di altre è in grado di garantire l’autonomia delle testate e l’indipendenza dell’informazione.
Alla luce di quanto ricordato il sostegno pubblico all’editoria ed alla emittenza locale, per altro previsto in tutti i Paesi europei, non costituisce “un lusso” ma un intervento necessario per correggere le distorsioni del mercato pubblicitario, così pesanti in Italia, da costituire una eccezione unica nel panorama dei Paesi sviluppati.
Una legge di riforma dell’editoria, adeguata ed incisiva, capace di garantire, nel quadro della multimedialità, certezza per le imprese, stabilità del dettato normativo ed un uso corretto delle risorse pubbliche. Una legge di riforma, dunque, ma occorre prima affrontare il nodo delle risorse per il 2008 ed il 2009, perché in caso contrario essa sarebbe inutile. Interverrebbe solo su di un cumulo di macerie.
Vincenza Petta

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