Enrico Righi, l’ultimo proprietario: «Noi subentrati nel 1982, ma oggi il giro d’affari è crollato». In un giorno l’edicola è stata abbattuta. Era stata rifatta nel 1991, ma era dall’inizio del secolo scorso che in piazzale Gerbetto, accanto alla stazione delle Nord, si vendevano giornali e riviste. Ora, però, la crisi della carta stampata e la crescente diffusione di tablet e smartphone ne hanno decretato la fine. E ieri, una ruspa ha demolito la struttura che ospitava la rivendita di giornali e periodici. «Abbiamo rilevato l’attività nel 1982, ma l’edicola esiste dal gennaio del 1900, è una delle più vecchie di Como. Nel tempo si sono avvicendati diversi proprietari – afferma Enrico Righi che, assieme al fratello Vittorio, ha gestito fino all’ultimo la rivendita di piazzale Gerbetto – Nel novembre del 1991 abbiamo costruito la struttura attuale, che ha sostituito quella inizialmente inserita nel fabbricato della stazione. In quell’anno iniziarono i lavori per l’apertura di via Aldo Moro e la conseguente ristrutturazione di piazzale Gerbetto. Un cantiere durato due anni e mezzo, in concomitanza con il quale abbiamo rifatto la nostra edicola». La cessazione dell’attività è stato un passo inevitabile, seppure compiuto a malincuore. «Gli anni sono passati e la situazione è cambiata radicalmente – afferma Enrico Righi, 61 anni – Ultimamente il giro d’affari è crollato: nell’ultimo anno è calato del 70%. Era impensabile andare avanti, servivano più soldi per pagare le spese vive di quelli che incassavamo. Avevamo quasi 20mila euro di spese annue, tra tasse per l’occupazione del suolo pubblico, consumi di gas e di elettricità e così via. Noi edicolanti lavoriamo a percentuali fisse e non possiamo giocare su margini e ricarichi come possono invece fare altri negozianti».
La crisi delle edicole è un problema diffuso. «A Como – sottolinea Righi, che è anche segretario provinciale del sindacato autonomo dei giornalai Snag, associato a Confcommercio – vi sono edicole che aprono e chiudono in continuazione e molte sono quelle in difficoltà. Mi risulta, poi, che siano 11 quelle in vendita, per le quali però non si trovano acquirenti».
Per il futuro? «Vorrei sviluppare un software che raccolga i dati di tutte le edicole italiane per portare alla luce storture e anomalie nella rete distributiva», conclude Righi.
Fonte: www.corrieredicomo.it
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