Presso la Commissione Europea, si sono tenute due interrogazioni parlamentari: di Gabriele Albertini (PPE) e di Gianni Pittella (PD/PSE) sulla disomogeneità tra tariffe di terminazione su fisso e mobile, stabilite dall’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni.
L’eurodeputato Gabriele Albertini ha rilevato che l’Agcom ha adottato criteri divergenti per il trattamento delle tariffe di terminazione di chiamata su rete fissa e di quelle su rete mobile, ritenendo che così si favorisca, in modo ingiustificato, il settore del mobile, che in Italia ha già remunerato gli investimenti in infrastrutture con successo (l’Italia ha un tasso di diffusione del mobile di oltre 140%), rispetto ai criteri con cui ha regolato la terminazione su rete fissa, dove gli operatori devono ancora recuperare gli ingenti investimenti effettuati per sviluppare nuove reti alternative. Secondo Albertini, l’Authority ha adottato un trattamento difforme per la terminazione su rete fissa, dove ha imposto agli operatori fissi un modello teorico di costo (con un valore obiettivo di 0,57 centesimi di euro al minuto al 2010) che, paradossalmente, rischia di disincentivare gli investimenti, mentre, per il settore mobile, ha fatto riferimento ad un benchmark di tariffe di alcuni paesi UE (con un valore obiettivo tra 5,9 e 7 centesimi di euro al minuto al 2011). Per Albertini, “tale livello di tariffe non appare in linea con le stime effettuate dalla Commissione Europea” e disattende “l’obiettivo, auspicato dal Commissario Reding, di giungere ad una rapida armonizzazione dei costi di terminazione fissa e mobile”.
Nella seconda interrogazione, secondo l’europarlamentare Gianni Pittella “le tariffe di terminazione hanno un ruolo chiave nello sviluppo del mercato e del settore”. “Mentre per il fisso l’Agcom ha imposto l’utilizzo di un modello contabile che bilancia investimenti fatti con la loro giusta remunerazione, per quanto riguarda il mobile è stato, invece, utilizzato un modello basato su un benchmark di tariffe di alcuni paesi UE che potrebbe generare degli extra-profitti”. “Se vogliamo favorire la diffusione in Italia delle reti di nuova generazione, in grado di supportare nuovi servizi multimediali, occorre favorire gli investimenti attraverso l’adozione di modelli di effettiva remunerazione degli stessi, orientati ai costi secondo medesimi parametri tanto per le comunicazioni mobili, che per quelle fisse”, ha concluso Pittella.
Le conclusioni a cui è giunto un professore dell’università Bocconi, Sandro Frova, proprio sul tema delle nuove tariffe di terminazione, sono che, alla fine, il vero vincitore della combinazione delle nuove tariffe di terminazione fisse/mobili è Telecom Italia, che limita i danni nel mobile e vede “indeboliti” due pericolosi concorrenti nel fisso.
Fabiana Cammarano
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Giurisprudenza COMMISSIONE UE. INTERROGAZIONI PARLAMENTARI SU TARIFFE DI TERMINAZIONE ADOTTATE DALL’AGCOM