Commissione Cultura. Prosegue l’Iter del Ddl Brescia. Iacopino:”creare registro partecipazioni societarie degli editori”

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giornalismo-inchiesta“Credo che la politica abbia nel nostro settore una responsabilità molto grave, a mio avviso imperdonabile. La politica ha onorato gli impegni che aveva assunto, in relazione alla disponibilità di risorse, ma non ha affrontato mai il problema di fondo degli editori”. Così il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, nel corso di un’audizione in Commissione Cultura alla Camera nell’ambito della discussione sulla proposta di legge per l’abolizione del finanziamento pubblico dell’editoria, presentata dal Movimento 5 Stelle. Iacopino ha suggerito la creazione di “un registro pubblico con l’elenco di tutte le partecipazioni societarie degli editori. Riuscire a capire quali interessi altri hanno è una fatica inimmaginabile – ha spiegato -. Gli editori tengono a sottolineare i bilanci in rosso delle loro aziende, ma sorvolano sui bilanci molto positivi delle altre aziende che controllano, le quali traggono un beneficio innegabile dai mezzi informazione che controllano. Quegli utili non vengono condivisi, ma incassati da quanti piangono e chiedono allo stato di intervenire. Il registro pubblico è uno snodo particolarmente importante perché tutti abbiano consapevolezza della situazione”. “L’abolizione del finanziamento – ha aggiunto Iacopino – penalizzerebbe quelli che, nella stessa proposta di legge, vengono considerati come meritevoli di attenzione. Quei giornali sarebbero i primi ad essere penalizzati. Certo c’è da intervenire, perché i contributi a pioggia non finiscono solo ai Lavitola. Si fa spesso fatica ad individuare chi percepisce questi contributi e si fa ancora più fatica a colpire chi approfitta delle risorse pubbliche per altri scopi, perché formalmente le pratiche sono perfette e il Dipartimento dell’editoria si trova costretto a mettere il timbro. Da uno studio si evince che l’Italia, per l’impegno speso nel settore, è al penultimo posto tra i Paesi civilizzati. La scelta è sulla considerazione dell’informazione: se l’informazione si ritiene essenziale per la democrazia, bisogna trovare altri strumenti e non l’abolizione che determinerebbe la chiusura di decine e decine di giornali”.

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