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COME COMBATTERE LA CRIMINALITÀ INFORMATICA: IL CONTROVERSO DDL ALLA CAMERA

È attualmente in esame alla Camera una proposta di legge ideata allo scopo di combattere la criminalità informatica. Con questo disegno, si intende acquisire maggior controllo sui beni informatici, software e hardware, che vengono impiegati per reati come la frode e il sabotaggio.
L’iniziativa legislativa si esplica nella modifica della disciplina relativa alla confisca dei beni, contenuta nell’articolo 240 del codice penale, che stabilisce il sequestro dei beni usati per commissione di reato. Tale articolo dovrebbe essere modificato estendendo la nozione di bene, alla luce della recente informatizzazione. Se il disegno di legge venisse approvato sarebbe autorizzato il sequestro di beni informatici o telematici utilizzati a scopo di reato, a patto però che siano di proprietà del soggetto che ha commesso il crimine. Ma dove andranno a finire i beni sequestrati? In relazione alla loro destinazione , è proposta un’integrazione all’art. 86 del dl 271/1989 (vendita o distruzione dei beni confiscati). Nell’aggiunta illustrata in sede parlamentare si afferma che i beni utilizzati per commissione di reati, a seguito di un’accurata analisi tecnica, devono essere assegnati in custodia giudiziale alla polizia o ad altri organi dello Stato per contrastare la criminalità informatica. Un’ulteriore disposizione chiarisce che i beni confiscati possono essere assegnati alle amministrazioni che ne abbiano fatto richiesta, salvo che non vi sia stato un precedente affidamento in custodia giudiziale. Da questo quadro si evince che, nonostante la proposta, non sembra esserci chiarezza sul tema. L’arbitrarietà delle valutazioni potrebbe dare origini a diversi problemi a livello processuale, considerando anche l’alto numero di soggetti coinvolti.
Nel testo si precisa che, in riferimento alla tutela della salute umana, si autorizza il sequestro di oggetti informatici o telematici utilizzati per la contraffazione di prodotti medicinali. Quest’ultima disposizione, ma si può allargare il discorso all’intera proposta, si limita a prevedere conseguenze per reati già avvenuti nella prassi, senza prendere seri provvedimenti a livello penale. Siamo sicuri che ci serva realmente una legge fatta di contromisure? Alberto De Bellis

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