Passa il modello inviato a Palazzo Chigi dalla Lega Professionisti, lo stesso che ha portato alla spaccatura tra A e B, con le cadette che proprio ieri hanno sfiduciato Antonio Matarrese senza ricorrere allo sciopero. Dal 2010, il calcio avra’ a regime un decreto nato e voluto ai presidenti della massima serie, una legge che, secondo il ministro per le Politiche Giovanili e Attivita’ Sportive Giovanna Melandri, ridurra’ la forbice tra grandi e piccole da uno a sette a uno a quattro, con un divario economico dunque meno netto di quello attuale. La Melandri assicura anche che la Serie B avra’ piu’ risorse tra due anni, purche’ il calcio sappia diventare davvero un’azienda e metta da parte scontri interni che non fanno altro che rendere meno appetibile l’intero prodotto. Una legge di cui si sentiva la mancanza e che sara’ operativa dalla stagione 2010-2011 solo perche’, prima, c’erano dei contratti da onorare: la ripartizione e’ quella stabilita dagli stati maggiori della Lega, e cioe’ una distribuzione equa tra i club di A del 40% dei proventi, mentre le altre due quote del 30% saranno ripartite proporzionalmente a risultati ottenuti e bacino d’utenza. E poi, viene fatta salva la mutualita’ selle serie inferiori (B e C in testa), visto nelle casse di queste andra’ il 6% degli introiti incassati dalla serie A”.
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