A proposito dell’inchiesta sul presunto ricatto al premier Silvio Berlusconi da parte di Lavitola e dell’imprenditore barese, Giampaolo Tarantini, sarebbe stata presentata un’interpellanza urgente. Lo ha detto il ministro della Giustizia, Nitto Palma. «Siccome qualcuno – ha detto il ministro – ha parlato di garantismo a corrente alternata perché, a differenza di quanto accaduto con l’Espresso (per la notizia della presunta intercettazione in cui Berlusconi inviterebbe il direttore dell’Avanti, Valter Lavitola, a non tornare in Italia), non mi sarei interessato della fuoriuscita di notizie da parte di Panorama (che il 25 agosto annunciò la richiesta di arresti da parte dei pm di Napoli), perché non ci siano dubbi, chiederemo alla Procura di Napoli notizie anche sullo scoop di Panorama». Sul caso, è stata «presentata un’interpellanza parlamentare urgente» e la risposta dovrà «essere data tra giovedì e venerdì di questa settimana».
Sempre in tema di “pubblicazioni” Valter Lavitola se la prende con il Corriere della Sera per via di un articolo pubblicato oggi sulla moglie Stella. «Sto cercando di dare ascolto al mio avvocato che mi esorta a non rilasciare dichiarazioni. Sostiene che si tratta di una doverosa forma di rispetto verso il lavoro dei magistrati. Stamane però non posso». «Magari – continua Lavitola – si scoprirà che ‘l’Avanti!’ era un bollettino usato per fini criminali da un losco pseudo direttore», ma «non credevo che il Corriere della Sera potesse pubblicare un articolo come quello di Caccia, di oggi. Perchè è necessario parlare di mia moglie, mio figlio, dei miei suoceri, che è vero amo come se fossero miei genitori? Perché dare l’indirizzo preciso della loro casa? Perché parlare di mia cognata? Non si è badato né alla privacy né alla sicurezza, solo per scrivere cretinate. Mi sento dal profondo del cuore solo di dir loro “vergogna”».
A dire la sua sulla vicenda è Riccardo Nencini, segretario nazionale del Psi in una lettera “aperta e indignata” ai direttori di giornali e tv «perché raccontino la verità sulla vicenda dell’Avanti». «Paghiamo colpe che non sono di nessuno dei nostri padri – scrive Nencini – ma di un millantatore che ha pensato, mettendo una L ed un apostrofo, di entrare nel pantheon dei direttori del più antico giornale della sinistra italiana. Assieme a Costa, Nenni, Pertini, Lombardi. Fin dalla mia elezione a segretario del Psi, nell’estate del 2008, ho lavorato con impegno per restituire ai socialisti un pezzo importante della loro identità, riportando in vita sia l’Avanti! che Mondoperaio. In questo difficile percorso mi sono imbattuto nel binario parallelo sul quale Lavitola e i suoi hanno scorazzato per quasi due decenni con scaltrezza e con una condotta da pirati abbondantemente ripagata dal finanziamento pubblico all’editoria. Ne sono esempio gli oltre due milioni e mezzo di euro ottenuti nel 2009. Continuerò a lottare in ogni sede – conclude Nencini – e con ogni strumento a mia disposizione perché venga resa verità e giustizia».