L’oggetto del contendere è il modo in cui la Società Italiana degli autori ed editori raccoglie i dati e ripartisce i proventi delle migliaia di serate in cui si propone musica, trasmessa o dal vivo. Qual è la procedura attuale? Ogni sera nei locali italiani dove si suona dal vivo o si tengono dj set c’è l’obbligo di compilare i borderò con i programmi musicali: i famosi fogli verdi e rossi. Nei primi il disc jockey deve indicare i brani che ha suonato quella sera, nei secondi è il gruppo o l’artista che si è esibito a indicare le canzoni che hanno composto la scaletta del concerto. I gestori dei locali pagano una quota per ogni borderò consegnato e l’intero ammontare dovrebbe poi essere diviso equamente sulla base delle indicazioni in essi contenute. Ma, in genere, non avviene così. Perché ci sia una ripartizione corretta dei proventi, i dati presenti nei borderò andrebbero riportati fedelmente su un database e le percentuali spettanti ad ogni autore calcolate in base a questi. La Siae procede, invece, con un controllo a campione. Per un puro calcolo statistico è chiaro che questo meccanismo favorisce gli autori più conosciuti, visto che il ricavo annuo di tutte le feste da ballo che si tengono in Italia viene poi ripartito fra i pezzi più suonati in quelle serate scelte a campione. Dal 2007, anche per il 75 percento dei concerti (contrassegnati dai borderò rossi) la ripartizione si fa con il metodo a campione, mentre il restante 25 per cento è analizzato ad estrazione.
Luana Lo Masto
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