La Fnsi punta, di nuovo, il dito contro le politiche del governo sul lavoro giornalistico. La commissione sul lavoro autonomo in seno al sindacato dei giornalisti ha licenziato una durissima nota nei confronti delle azioni intraprese dall’esecutivo guidato da Mario Draghi. L’accusa è pesante. Secondo la Clan Fnsi, il governo favorisce le aziende e, sostenendo le istanze editoriali, sostanzialmente favorirebbe il precariato. Una situazione, dunque, che non accetterebbe mezze misure. La Fnsi strattona il governo e chiama, di nuovo, le istituzioni a un tavolo comune.
Solo qualche giorno fa, intervenendo a un convegno sul futuro dell’Inpgi nell’Inps, il sottosegretario Giuseppe Moles aveva espresso in un suo intervento le politiche e gli obiettivi che il governo si è dato sul fronte dell’editoria. Iniziative che hanno affrontato anche il tema del precariato. Non abbastanza, evidentemente, per la Clan Fnsi che si è ritenuta scettica sulle affermazioni di Moles e sui progetti del governo.
Un documento Clan Fnsi punta, dunque, il dito proprio contro il governo. “Il fenomeno del lavoro povero sta dilagando. Investe freelance per scelta e vocazione e un numero sempre maggiore di giornalisti precari, autonomi solo sulla carta, senza diritti e tutele. Veri e propri rider dell’informazione. Che si trovano a reggere interi settori informativi, corrispondenze, pagine e servizi che dovrebbero essere di competenza di giornalisti subordinati. Con tutte le tutele previste per chi fa parte integrante del diritto-dovere di informare ed essere informati nato dalla Costituzione”.
Parole dure, a cui i giornalisti fanno seguire un’ulteriore analisi. “Un quadro a tinte fosche, in cui primeggia lo sfruttamento legalizzato dei contratti Co.Co.Co. Che non verrà intaccato dagli investimenti decisi dal governo Draghi. Per affrontare una transizione digitale ancora monca. Aiuti alle aziende per oltre 600 milioni, ripartiti su diversi fondi, non intaccheranno le sacche di sfruttamento”. E dunque. “Per i rappresentanti dei lavoratori autonomi cause di lavoro, mobilitazioni, conflitto e organizzazione nel sindacato. Sono strade obbligate da percorrere con urgenza. Assieme a un lavoro di informazione dell’opinione pubblica sulle condizioni di lavoro dei giornalisti in Italia”.
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