CISPA, LA LEGGE MADE IN USA CHE SPACCA IL WEB A META’

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Il team di Anonymous è in buona compagnia.
E’ previsto, infatti, per oggi lo sciopero bianco della rete e almeno per una volta il responsabile dell’oscuramento dei molti siti aderenti (quasi 400) non sarà il re dei pirati.
A vestire i panni dei dissidenti stavolta toccherà proprio ai siti web istituzionali (come Intel, McAfee, Oracle e IBM).
A loro, infatti, il compito di esprimere il proprio dissenso contro la proposta di legge statunitense che prende il nome di Cispa (Cyber Intelligence Sharing and Protection Act). Ma vediamo di cosa si tratta.
Il provvedimento in questione, messo nero su bianco nel 2011 ed attualmente al vaglio del parlamento americano, nasce con il chiaro intento di arginare l’enorme portata delle incursioni informatiche degli hacker a danno dei principali portali.
Per giustificare il “legittimo fine”, le autorità governative statunitensi sarebbero autorizzate ad utilizzare mezzi per così dire non proprio rispettosi della privacy degli internauti.
Sì perché, sempre secondo le linee guida del disegno di legge, siti e servizi web potrebbero legalmente appropriarsi di materiale privato degli utenti circolante in rete e quindi sui social network, per monitorare le loro attività ed eventualmente, laddove si scoprissero delle irregolarità, prevenire eventuali blitz informatici.
Se la Sopa (il provvedimento anti pirateria in rete che scaldò quasi in ugual misura gli animi del web) metteva sotto torchio i siti web, con Cispa ora si fanno le pulci ai singoli utenti e dunque si va a minare un campo ancora più delicato.
Con il varo del provvedimento, si potrebbe arrivare a inibire la libertà dei naviganti a condividere opinioni sulle piattaforme web con il rischio che queste siano (mal) interpretate e magari impropriamente giustificate come strumento di difesa.
Dunque quello che Anonymous ed i siti ad esso vicini nella battaglia, intendono scongiurare è proprio il rischio di essere spiati da un occhio virtuale che valica la legge non scritta della democrazia del web.
Nel coro unanime di proteste, tuttavia, non mancano le voci fuori dal coro.
Big come Google e Facebook al momento mantengono posizioni neutre, ma probabilmente stanno valutando il ritorno in termini di visite che potrebbero ricavare dall’approvazione della norma made in Usa.
Intanto per dire l’ultima parola bisogna attendere le votazioni del Senato.
Ricordiamo che la settimana scorsa la Cispa è già passata alla Camera con 288 voti favorevoli.
E come si schiera, invece, il presidente Obama?
A quanto pare l’inquilino della Casa Bianca non ha mai fatto mistero della sua posizione contraria difendendo a spada tratta: “la privacy degli americani, la riservatezza dei dati e la natura libera del cyberspazio”.

Chi la spunterà?

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