La legge di bilancio 2019 non è ancora stata approvata, ma riteniamo necessario anticipare i contenuti del maxiemendamento del Governo in materia di editoria.
Come noto il Governo Lega Cinque Stelle ha, infatti, deciso di abrogare il finanziamento pubblico all’editoria.
La norma fa un riferimento ad una revisione organica di settore da prevedere, ma, intanto, prevede l’abolizione integrale dei contributi all’editoria per le cooperative giornalistiche, per le imprese non profit e per le società partecipate da cooperative e fondazioni a partire dal 2022. Vengono, quindi, esclusi dal taglio le imprese editrici di periodici per non vedenti ed ipovedenti, le associazioni dei consumatori e degli utenti e i quotidiani e i periodici italiani editi e diffusi all’estero.
Nel periodo transitorio è previsto un taglio per le sole imprese che percepiscono un contributo superiore a 500.000 euro. Per la parte eccedente è previsto un taglio del 20 per cento per il 2019, del 50 per cento nel 2020 e del 75 per cento nel 2021. Anche questa norma non si applica per le fattispecie escluse dal taglio.
Per semplicità riportiamo una tabella nell’ipotesi di contributi per un’impresa che abbia diritto ad un contributo di euro 450.000
Nella seconda tabella riportiamo l’ipotesi di contributi per un’impresa che abbia diritto ad un contributo di euro 1.000.000
Nella terza tabella riportiamo l’ipotesi di contributi per un’impresa che abbia diritto ad un contributo di euro 4.000.000
Il Governo non ha eliminato il Fondo per il pluralismo previsto dall’articolo 1 della legge 26 ottobre 2016, n. 198, come si legge dalle dichiarazioni dei due vice premier, ma lo ha, sostanzialmente dirottato sul finanziamento di iniziative specifiche che verranno individuate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Evitiamo di commentare il nuovo Ministero di cultura popolare, prendiamolo per come è.
Per completezza di esposizione segnaliamo che il Governo ha deciso di intervenire sulla filiera distributiva, oltre che prevedendo la chiusura di qualche centinaia di giornali, che sicuramente risolve il problema delle edicole, con un credito d’imposta a favore delle edicole stesse di massimo duemila euro. I criteri per erogare le modalità di questo credito d’imposta sono demandati ad un decreto che verrà predisposto dal Dipartimento informazione editoria, prossimo Ministero di cultura popolare. L’onere di questa misura, pari a 30 milioni di euro nel biennio 2019-2020 (13 mni nel 2019 e 17 mni nel 2020) vengono presi per euro 19 mni dal fondo per il pluralismo e per l’innovazione e per la restante parte dalle somme già stanziate e presenti nel bilancio dello Stato a sostegno del riammodernamento della rete distributiva.
Rimangono, contrariamente, a quanto detto dal Governo, il rimborso a favore delle Poste per la spedizione di prodotti editoriali agevolati.
Come detto questa circolare viene scritta sulla base di un emendamento e non del testo di legge, anche se vista la tempistica e la decisione del Governo di sottrarre il testo alla discussione parlamentare, riteniamo che la norma vada intesa come definitiva.
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