Sulla Gazzetta Ufficiale n. 305 del 31 dicembre 2024 è stata pubblicata la legge 30 dicembre 2024, n. 207 avente ad oggetto il “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario e triennio 2025-2027”.
Esaminiamo le norme che riguardano il settore dell’editoria.
Il comma 430 dell’articolo 1 ha previsto un incremento di 50 milioni di euro delle somme destinate al Fondo unico per il pluralismo e l’innovazione digitale dell’informazione e dell’editoria. Va, quindi, a completo esaurimento il Fondo straordinario e tutte le risorse vengono concentrate su un unico Fondo.
Il successivo comma 431 dell’articolo 1 prevede che la ripartizione delle somme tra le diverse misure avverrà con Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri da adottare ai sensi del comma 6 dell’articolo 1 della legge 26 ottobre 2016, n. 198. In relazione, pertanto, a tale ulteriore stanziamento la destinazione effettiva delle risorse tra le varie misure viene delegata ad un atto del Governo, senza vincolo di destinazione da parte del legislatore.
Il comma 857 dell’articolo 1 prevede l’obbligo da parte degli organi di controllo di inviare annualmente al Ministero dell’economia e delle finanze una relazione circa il corretto utilizzo dei contributi pubblici incassati. Sono soggetti a tale obbligo i collegi sindacali di tutte le società che percepiscono contributi pubblici significativi. La definizione del concetto di contributo significativo è delegata ad un Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che deve essere adottato entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge.
Ulteriore complicazione deriva dal comma 858 dell’articolo 1 che estende alle società che percepiscono contributi pubblici significativi le misure di contenimento della spesa pubblica previste dai commi 591, 592, 593, 597, 598 e 599 dell’articolo 1 della legge 27 dicembre 2019, n. 160. In pratica, è previsto il divieto di effettuare spese per l’acquisto di beni e servizi per un importo superiore al valore medio sostenuto per le medesime finalità negli esercizi 2021, 2022 e 2023.
Quest’ultimo vincolo sarebbe particolarmente significativo per le imprese editoriali soprattutto in costanza di investimenti nel digitale ma, chiaramente, è opportuno rimandare ogni valutazione ai decreti di attuazione.
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