Non è giusto morire in un mercatino di Natale, in una città dell’Unione Europea, anzi nel cuore dell’Europa, a Strasburgo. Non è possibile morire per un vile attentato pensato da organizzazioni criminali che in nome della religione vogliono imporre la cultura della paura. Eppure un giovane ragazzo italiano, Antonio Megalizzi è morto così, come non è giusto e come non è possibile. Antonio non era un cervello in fuga; ma un giornalista che credeva nei valori dell’Italia e dell’Europea. E per questa ragione era a Strasburgo, come collaboratore volontario di una radio web, Europhonica, i cui contenuti sono interamente dedicati a tematiche dell’Unione. E Antonio non era neanche un giovane precario, perché per chi studia, per chi fa le cose, le collaborazioni volontarie per progetti ricchi di contenuti a 28 anni fanno parte di un percorso di arricchimento personale e professionale. Antonio non aveva paura di lavorare fuori dall’Italia, perché credeva che l’Italia è in Europa. La cultura del terrore degli attentatori prevarrà se da noi continuerà ad imporsi il sistema della paura, della chiusura delle frontiere intesa come innalzamento di barricate che sono prima culturali; e poi fisiche. Per rendere onore alla memoria di Antonio Megalizzi non si deve avere paura.
Enzo Ghionni
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