Dopo sedici anni di attivita’ chiude ‘Telepadania’. La Lega Nord ha deciso di puntare sui nuovi media e chiudere le casse del Movimento: la societa’ che gestisce la tv, la ‘Celticon’, controllata dal partito attraverso la finanziaria Fingroup, ha, quindi, avviato la procedura per cessare l’attivita’ a partire dal primo luglio. Due ore al giorno di trasmissioni dal 1998, sulle frequenze di ‘Telecampione’ prima, sul circuito di ‘Italia 7 gold’ poi, Telepadania aveva rischiato di chiudere gia’ due anni fa, quando pero’ era stata avviata una delicata procedura di ristrutturazione del debito. Attualmente impiega sei dipendenti, tre giornalisti e tre tecnici, per cui la societa’ dovrebbe chiedere la cassa integrazione in deroga. Parallelamente alla chiusura della tv, parte un nuovo progetto editoriale con il restyling del portale multimediale del quotidiano ‘www.lapadania.net’.
Telepadania inizio’ le trasmissioni l’11 ottobre del 1998, in piena fase secessionista. La decisione fu presa da Umberto Bossi. “Senti c’e’ da fare la televisione: devi andarci tu”, disse il senatur al primo direttore, Max Parisi, il giorno prima dell’avvio delle trasmissioni, stando a quanto racconta lo stesso giornalista sul web. Dai primi anni con inviati in Bosnia e Kosovo durante le guerre nell’ex Jugoslavia (Bossi sosteneva apertamente i serbi di Slobodan Milosevic), la tv nel corso del tempo ha ridotto spese e investimenti concentrandosi sulla copertura degli eventi leghisti. Con la direzione di Aurora Lussana (dal 2012 direttore anche del quotidiano, ‘La Padania’) sono arrivati anche i video che hanno fatto discutere: dal corso di raccolta differenziata per Luigi de Magistris, nel pieno della crisi dei rifiuti di Napoli, alle bordate contro Gianni Alemanno per il caos navicata a Roma nel 2012, al ‘Pota pota’, il ballo anti-bunga bunga inventato dalle padane dopo lo scandalo Ruby.
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