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Chiude il quotidiano Europa. Primo passo per la messa in liquidazione dell’attività editoriale cartacea

L’assemblea dei giornalisti di Europa denuncia la messa in cassa integrazione dei lavoratori da parte dell’azienda a partire dal 16 novembre. Edizioni Dlm Europa ha imposto la cessazione di tutte le pubblicazioni per quella data, dimostrandosi sorda all’esigenza che i giornalisti avevano prospettato riguardo alla necessità di proseguire l’attività del quotidiano online e alle richieste esplicite giunte dai vertici del Partito democratico impegnato nella costruzione di una nuova iniziativa editoriale. Il cdr ha pertanto dovuto accettare l’attivazione degli ammortizzatori sociali previsti dalla legge per evitare conseguenze ancora peggiori ai lavoratori. La chiusura di europaquotidiano.it, oltre a danneggiare economicamente e professionalmente i giornalisti, comporta l’inevitabile dispersione delle decine di migliaia di lettori conquistati in questi mesi e in ulteriore crescita in questi giorni, dopo la cessazione del giornale cartaceo. Dinanzi alla traumatica e imminente chiusura del giornale on line, la redazione di Europa torna ad appellarsi al Pd giudicando non più rinviabile la concretizzazione degli impegni già assunti dal partito in più sedi. Al tempo stesso, i giornalisti faranno tutto ciò che è nelle loro possibilità per proseguire l’esperienza di Europa in questa fase transitoria in vista di una nuova iniziativa editoriale per la testata a cui la costituzione della Fondazione Eyu da parte del Pd ha dato una prospettiva concreta, ma che ora è necessario sia immediata.
Stefano Menichini: “Non c’è da piangere per Europa
Nella mia stanza di vicedirettore, nei primi anni di Europa, tenevo appesa al muro una frase di Bill Clinton che secondo me contiene l’essenza dell’azione politica, possibilmente della vita: «Battiamo la destra divertendoci, oppure cambiamo mestiere». Erano anni duri per la sinistra in Italia, i primi del duemila. Oggi la missione di battere la destra pare meno impellente, più che altro grazie alla destra medesima. Né saprei dire se negli undici anni di giornalismo politico in via Ripetta ci siamo poi fatti queste matte risate. Feste e festicciole alla prima occasione, sì. Battute e sdrammatizzazioni, anche queste garantite, soprattutto grazie a quel maestro di ironia e di autoironia – oltre che di tante altre cose – che è stato Federico Orlando. Una cosa è certa: non ci piangeremo addosso oggi consegnando per l’ultima volta le copie di Europa ai distributori e alle edicole.
Malinconia dentro, tanta. La mia la coltivo anche per conto di Federico, per non esser riuscito del tutto ad assolvere alla promessa che gli avevamo fatto. Ma è un languore quasi dolce, scorrendo le prime pagine di questi anni e le foto di un po’ di momenti trascorsi insieme, immagini che abbiamo pensato di raccogliere in questo ultimo numero. Il languore di chi lascia una casa dove ha abitato, non per scomparire ma per andare a stare altrove (che poi è tutto figurato: il nostro altrove si chiama nel linguaggio della modernità “piattaforma editoriale”, insomma si portano gli ultimi mobili dalla carta al digitale, ma sempre nello stesso portone di via Ripetta 142 entriamo, per ora).
Questo è il punto, qui sta la promessa fatta a Federico e tradita a metà. Più anziani e più giovani, tutti preferiremmo (come avrebbe voluto lui) continuare a sporcarci le mani con l’inchiostro del nostro giornale, la mattina. Ma la durezza dei conti si sposa con le opportunità della tecnologia, sicché completiamo la conversione digitale già avviata due anni fa: andiamo tutti là dove stanno, ormai a decine di migliaia, i nostri lettori. Lo facciamo senza piagnistei, ma con una determinazione a questo punto feroce: si va avanti, non si arretra più. Europa non muore oggi, ha buoni motivi, buoni amici e buone idee per proseguire (magari, chissà, per riapparire un giorno in edicola sotto mutata veste). Con il lavoro e un po’ di ragione politica abbiamo ripagato la fiducia di chi volle far nascere il giornale: i leader della Margherita che intravedrete nelle foto, due dei quali leggete anche qui (Pierluigi Castagnetti e Paolo Gentiloni).
Quel ciclo si chiude definitivamente con la liquidazione. Ci batteremo per aprirne un altro e per stilare un altro patto: con chi vorrà investire sulla testata, col Pd che vuole aiutarci (dopo che noi abbiamo parecchio aiutato lui), soprattutto con i lettori, tanti di più adesso di quelli che ci accolsero in edicola la mattina del 12 febbraio 2003.

Il videoracconto del numero finale di Europa (cartacea)

 

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