Stefano Menichini: “Non c’è da piangere per Europa
Nella mia stanza di vicedirettore, nei primi anni di Europa, tenevo appesa al muro una frase di Bill Clinton che secondo me contiene l’essenza dell’azione politica, possibilmente della vita: «Battiamo la destra divertendoci, oppure cambiamo mestiere». Erano anni duri per la sinistra in Italia, i primi del duemila. Oggi la missione di battere la destra pare meno impellente, più che altro grazie alla destra medesima. Né saprei dire se negli undici anni di giornalismo politico in via Ripetta ci siamo poi fatti queste matte risate. Feste e festicciole alla prima occasione, sì. Battute e sdrammatizzazioni, anche queste garantite, soprattutto grazie a quel maestro di ironia e di autoironia – oltre che di tante altre cose – che è stato Federico Orlando. Una cosa è certa: non ci piangeremo addosso oggi consegnando per l’ultima volta le copie di Europa ai distributori e alle edicole.
Malinconia dentro, tanta. La mia la coltivo anche per conto di Federico, per non esser riuscito del tutto ad assolvere alla promessa che gli avevamo fatto. Ma è un languore quasi dolce, scorrendo le prime pagine di questi anni e le foto di un po’ di momenti trascorsi insieme, immagini che abbiamo pensato di raccogliere in questo ultimo numero. Il languore di chi lascia una casa dove ha abitato, non per scomparire ma per andare a stare altrove (che poi è tutto figurato: il nostro altrove si chiama nel linguaggio della modernità “piattaforma editoriale”, insomma si portano gli ultimi mobili dalla carta al digitale, ma sempre nello stesso portone di via Ripetta 142 entriamo, per ora).
Questo è il punto, qui sta la promessa fatta a Federico e tradita a metà. Più anziani e più giovani, tutti preferiremmo (come avrebbe voluto lui) continuare a sporcarci le mani con l’inchiostro del nostro giornale, la mattina. Ma la durezza dei conti si sposa con le opportunità della tecnologia, sicché completiamo la conversione digitale già avviata due anni fa: andiamo tutti là dove stanno, ormai a decine di migliaia, i nostri lettori. Lo facciamo senza piagnistei, ma con una determinazione a questo punto feroce: si va avanti, non si arretra più. Europa non muore oggi, ha buoni motivi, buoni amici e buone idee per proseguire (magari, chissà, per riapparire un giorno in edicola sotto mutata veste). Con il lavoro e un po’ di ragione politica abbiamo ripagato la fiducia di chi volle far nascere il giornale: i leader della Margherita che intravedrete nelle foto, due dei quali leggete anche qui (Pierluigi Castagnetti e Paolo Gentiloni).
Quel ciclo si chiude definitivamente con la liquidazione. Ci batteremo per aprirne un altro e per stilare un altro patto: con chi vorrà investire sulla testata, col Pd che vuole aiutarci (dopo che noi abbiamo parecchio aiutato lui), soprattutto con i lettori, tanti di più adesso di quelli che ci accolsero in edicola la mattina del 12 febbraio 2003.
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