Il 16 luglio del 2007 dall’allora Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni venne nominato il Comitato scientifico indipendente del Qualitel, previsto dall’articolo 3 del Contratto Nazionale di Servizio della Rai. Il Qualitel avrebbe dovuto avere il compito di monitorare la qualità dell’offerta, il raggiungimento degli obiettivi di servizio pubblico e la credibilità generale dell’azienda di Viale Mazzini.
Era presieduto da Giuseppe Sangiorgi e composto da 5 membri: Gabriele Lavia, designato dall’Agcom; Remigio Del Grosso, designato dal Consiglio Nazionale degli Utenti; Mario Abis, Giorgio Marbach e Piero Zucchelli designati dalla Rai.
Doveva funzionare così: migliaia di italiani sarebbero stati intervistati ogni giorno per esprimere un giudizio sui programmi Rai. Con un punteggio da zero a cento si sarebbe creata una classifica da divulgare pubblicamente il giorno dopo, come succede per l’Auditel.
Per Gianfranco Leone, allora vicedirettore della Rai l’idea di Gentiloni è un’operazione di immagine: «I giudizi del pubblico potranno poco sulle scelte strategiche pluriennali dei piani editoriali che devono fare i conti con i budget». Anche Antonio Marano, allora direttore si Rai2 era scettico, «lo strumento che il pubblico ha per stabilire la propria offerta è il telecomando».
Il Qualitel sarebbe dovuto diventare operativo a partire dall’aprile del 2008, ma l’iniziativa registrò molti ritardi. Il primo sondaggio svelò che i programmi preferiti erano proprio quelli più invisi al governo, ovvero le trasmissioni di intrattenimento politico e di approfondimento come Report, Che tempo che fa, Ballarò, Annozero, Parla con me.
Siano nel 2011, il Qualitel dovrebbe ancora esistere in quanto previsto dall’attuale Contratto di servizio. È stato più utilizzato? Evidentemente no se regnano sempre i soliti format, mentre i programmi più graditi, come ‘Annozero’, ‘Parla con me’, ‘Vieni via con me’ e ‘Passepartout’, vengono eliminati.
Egidio Negri
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