Editoria

Che cosa hanno fatto i giganti del web per fronteggiare il Covid?

Cosa hanno fatto gli “over the top” per contrastare la disinformazione e per fornire contenuti genuini e davvero utili agli utenti sul fronte dell’epidemia da coronavirus. Google, Facebook e Twitter hanno rendicontato all’Agcom l’attività degli ultimi mesi e tutti hanno affermato di aver contribuito ad allargare i confini dei “contenuti nocivi”.

Google ha vantato di essersi impegnata anche sul fronte dei doodle (cioé dei tributi che giorno per giorno il colosso di Mountain View dedica a questo o quell’altro personaggio storico o culturale) dedicandone uno al dottor Semmelweis, il medico che prescriveva a tutti un corretto lavaggio delle mani come profilassi igienica e medica di fondamentale importanza. Una “citazione” che, detto sottovoce, è stata un boomerang: i più, infatti, hanno pensato subito allo scrittore francese Louis Ferdinand Céline, che di Semmelweis fu allievo. Qualcun altro, invece, ha ricordato come il medico che trovò la cura più banale ed efficace alla febbre puerperale, fu ostracizzato e reso folle dalla chiusura che si trovò a subire da parte degli accademici austriaci e della medicina viennese.

Google, su un piano più “materiale” ha dichiarato di aver offerto a governi e enti istituzionali spazi pubblicitari gratuiti (come ha fatto anche Facebook) e di aver rinunciato ad annunci che, invece, avrebbero promosso iniziative speculative sullo stato di emergenza. Inoltre ha chiesto a YouTube di intervenire sulla “zona grigia” dei contenuti non direttamente dannosi e ha cancellato video che criticavano l’operato dell’Oms.

Facebook ha reso noto di aver imposto, su WhatsApp, un giro di vite sulle catene di Sant’Antonio. Spesso in questi messaggi erano contenute informazioni del tutto sballate, vere e proprie fake news. Inoltre sono stati eliminati quasi 2 milioni di account falsi, di bot che “generano messaggi in maniera massiva e automatizzata”.

Twitter ha invece annunciato di aver donato un milione di dollari a favore dei giornalisti e delle donne impegnate sui media. Inoltre, al di là della lotta agli account e ai bot che generavano disinformazione, s’è fregiata di aver lanciato gli hashtag #WashYourHands in trenta lingue diverse.

Marina Pisacane

Marina Pisacane

Recent Posts

Gedi, l’ultima cessione di Elkann: pronto a cedere Repubblica

John Elkann ha intenzione di vendere Repubblica. E con l’eventuale cessione del quotidiano, Gedi verrebbe…

21 ore ago

L’Ifj contro Israele: “46 giornalisti morti a Gaza”

I governi vanno ritenuti responsabili delle morti dei giornalisti: lo afferma l’Ifj, la Federazione internazionale…

22 ore ago

Il sogno del Papa: “Una comunicazione di pace”

Il Papa vuole che si cominci a fare la pace partendo dalla comunicazione, dall’informazione, dal…

4 giorni ago

Askanews, ora i giornalisti chiamano il sottosegretario Barachini

Il comitato di redazione di Askanews “chiama” il sottosegretario Alberto Barachini. I giornalisti dell’agenzia di…

5 giorni ago

I pubblicitari contro la web tax: “Colpirà le piccole aziende”

Anche i pubblicitari si oppongono alla web tax: Federpubblicità snocciola numeri, dati e cifre per…

6 giorni ago

Aie vuole incontrare Giuli: “In manovra non c’è niente per il libro”

La manovra non piace agli editori perché non c’è “niente per il libro”. E l’Aie…

6 giorni ago