Sciopero a oltranza in casa L’Espresso dopo la cessione da Gedi al gruppo editoriale Bfc Media. Lo ha deciso l’assemblea dei redattori del settimanale. Che ha voluto stigmatizzare la decisione e soprattutto le modalità che l’hanno accompagnata. Inoltre i giornalisti de L’Espresso hanno voluto sollevare dubbi e perplessità sul futuro stesso della testata. Da un lato, la recisione del rapporto con il gruppo editoriale “storico”, dall’altro il futuro del settimanale e della sua natura di testata d’inchiesta.
L’assemblea dei redattori ha annunciato così la decisione di incrociare le braccia fino a che non cambieranno le cose. “Dopo mesi di smentite e astratte rassicurazioni, il gruppo Gedi annuncia infine la vendita dell’Espresso. L’offerta che appena tre giorni fa non era ancora stata formalizzata e doveva per questo essere prima valutata, è invece stata formalizzata e accettata in tempi record”.
La redazione de L’Espresso ha espresso “grande preoccupazione per il futuro di un giornale che ha fatto delle inchieste e delle battaglia politiche, civili e culturali la propria ragion d’essere ed entra in un gruppo editoriale che finora si è concentrato su altri settori dell’informazione, e la propria ferma protesta per i modi in cui la trattativa sulla cessione della testata è stata condotta, e per il risultato finale di un negoziato che per mesi metterà l’Espresso in una situazione che non ha precedenti nella storia dell’Editoria italiana, di fatto una co-gestione sospesa tra due proprietà”.
Quindi i giornalisti de L’Espresso nell’annunciare lo sciopero a oltranza hanno accusato. ”Una vecchia proprietà che ha affermato la non strategicità della testata e un’altra società promessa acquirente di cui al momento non è dato sapere che tipo di obiettivi si pone per il giornale. Una situazione che rende impossibile il sereno lavoro dell’intero corpo redazionale”. Per queste ragioni, i giornalisti hanno decretato “lo sciopero a oltranza delle firme, sia sul settimanale cartaceo che online, e conferma l’astensione dal lavoro per impedire l’uscita del prossimo numero”.
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