Centro dehoniano, adesso l’Aser fa appello all’arcivescovo Matteo Zuppi e al sindaco di Bologna Matteo Lepore. La vertenza è delicata, rischiano in 25 il posto di lavoro. E perciò il presidente dell’Assostampa dell’Emilia Romagna Matteo Naccari ha scritto un’accorata lettera-appello indirizzata alle autorità civili e religiose del capoluogo emiliano. La missiva per tentare di calmare le acque ed evitare che i 25 dipendenti del Centro dehoniano si ritrovino senza lavoro da un giorno all’altro.
Naccari nella lettera ha ripercorso le fasi che hanno portato oggi il Ced a rischiare di chiudere e ha scritto. “Ringrazio l’impegno profuso da Lo Giudice, che ha diretto il tavolo, per cercare una soluzione che permetta una continuità a una così importante attività editoriale. Spero che il curatore fallimentare, Riccardo Roveroni, riesca a garantire un futuro alle professionalità che vi operano. A quel tavolo erano presenti tutti i sindacati e dove si sono cercate soluzioni per mantenere un reddito. Attraverso la cassa integrazione ai 25 dipendenti del Ced. Mancavano, ovviamente, i responsabili di questo dissesto. Gli editori, ovvero i padri dehoniani che hanno di propria iniziativa consegnato i libri in tribunale, avviando l’azienda al fallimento”.
Dunque il presidente Aser ha duramente criticato le scelte del centro Dehoniano. “Come sindacato crediamo che da parte vostra sia necessario un intervento pubblico sulla vicenda. Se non altro per stigmatizzare il comportamento di chi ha letteralmente gettato sulla strada 25 famiglie. Inventandosi anche artifici burocratici per non pagare l’ultimo stipendio di settembre. Presentando l’istanza di fallimento l’8 ottobre, sgravandosi quindi anche del pagamento previsto il 10 dello stesso mese. Comunicando tutto questo agli stessi dipendenti con un comunicato stampa e lavandosi le mani dal loro futuro”.
Ma non è tutto. “Nel comunicato i sacerdoti del Sacro Cuore scrivono che non dispongono più di ‘risorse aggiuntive da poter sottrarre alla propria missione di istituto religioso’. Punto di vista condivisibile. Ma per farlo crediamo non sia accettabile rovinare la vita a 25 persone, senza prima cercare soluzioni alternative e senza impegnarsi per riuscirci. Riteniamo che una città come Bologna non si riconosca in comportamenti come questo, soprattutto da parte di chi fa parte della Chiesa”.
Infine il presidente Aser ha concluso sul caso del centro dehoniano. “In situazioni simili però anche una parola di conforto e di aiuto può essere necessaria e un intervento ufficiale da parte vostra sarebbe utilissimo. Il prima possibile. Se non altro per aiutare chi rischia di perdere definitivamente il posto di lavoro. Avrei voluto rendere pubblica questa mia lettera ieri, ma aspettavo prima che correttamente il Tavolo comunicasse all’esterno l’esito dell’incontro”.
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