Editoria

Il cda di Rcs boccia l’Ops di Cairo, ma sullo sfondo qualcosa si muove

Il management di Rcs giudica l’offerta di Cairo Communication “significativamente a sconto” e prosegue le trattative con le banche. Atteso anche il parere della Consob, mentre da Intesa Sanpaolo Messina si dice sicuro che ci siano solo due soluzioni: l’Offerta pubblica di sottoscrizione o la cessione degli asset. Sullo sfondo, intanto, il mercato sembra in attesa di una sorpresa

Il consiglio di amministrazione di Rcs boccia su tutta la linea l’offerta di scambio di azioni proposta da Urbano Cairo. Tra le parti non c’è stato alcun accordo, né tantomeno l’offerta è stata preventivamente comunicata al gruppo. Altri dati da non sottovalutare: l’offerta è molto bassa e rischia di complicare le trattative di Rcs con i creditori e le banche.

Il cda presieduto da Maurzio Costa quindi respinge, in maniera forte e decisa, l’Ops comunicata da Cairo venerdì scorso. Il patron del Torino ha dalla sua l’appoggio di Intesa Sanpaolo (socio e creditore di Rcs), ma tutti gli altri partner, a partire da Mediobanca, non sembrano aver gradito la sua mossa. Nel corso della riunione del consiglio, Costa si è soffermato, in particolar modo, sul perché l’offerta sia stata giudicata “significativamente a sconto”: la valutazione degli analisti, fatta la media, parla di un prezzo per le azioni Rcs pari a 0,81 centesimi, mentre la valorizzione di Cairo è di 0,551 centesimi.

I manager sottolineano che quel prezzo risulta piuttosto scontato anche tenendo presente la media dei titoli Rcs Mediagroup e Cairo Communication nei vari periodi dell’ultimo anno. In pratica, la valutazione si è abbassata molto negli ultimi tre mesi a causa dell’uscita dal gruppo della Fiat e dalle trattative con le banche. L’offerta di scambio presentata dal proprietario di La7 prevede che ogni titolo di Rcs valga quanto 0,12 azioni di Cairo Communication e il cda ritiene che Rizzoli possa subire una svalutazione tanto dal punto di vista azionario, quanto da quello del valore riconosciuto.

L’offerta dell’editore, inoltre, pone una serie di condizioni anche alle banche:  rinunciare in maniera incondizionata a richiedere il rimborso anticipato del debito in vista del cambio di controllo e bloccare l’esposizione del gruppo fino all’approvazione del prossimo bilancio. In sostanza, Cairo chiede che venga firmato un accordo per congelare le cose così come stanno adesso. Queste condizioni, secondo il management della casa editrice del Corriere della Sera, incidono sull’operatività della società e potrebbero interferire con le trattative in corso con le banche creditrici.

La bocciatura da parte del consiglio di Rcs Mediagroup non chiude la vicenda. Entro il 28 aprile dovrà essere presentato alla Consob (la Commissione Nazionale per le Società e la Borsa) il documento con i dettagli dell’Ops. Solo a quel punto i manager potranno esprimersi nel merito del piano e richiedere altri pareri. Ma Rcs avverte fin da adesso che continuerà a trattare con le banche, anche dopo la mossa di Cairo che ha sottolineato che Rcs incasserà 90 milioni di euro dalla vendita di Rcs Libri a Mondadori.

Questa notizia ha infatti suscitato qualche perplessità, soprattutto se si tiene presente che l’offerta dichiarata è di 127,5 milioni, cifra che serviva proprio a tranquillizzare le banche. E allora, Cairo l’ha sparata grossa o ha detto la verità? Come ricostruisce Italia Oggi, l’editore dice il vero: “Rcs, al momento di cedere definitivamente Rcs Libri, trasmetterà a Mondadori gli asset della società e una cassa puntuale pari a circa 30 milioni di euro”. In questo modo l’effetto netto della transazione porterà nelle casse di Rcs circa 97,5 milioni di euro per abbattere il debito e sistemare i conti disastrati del gruppo di via Rizzoli.

Abbattere forse no, dato che solo Banca Intesa vanta crediti per 162,4 milioni. E forse non è un caso che proprio Banca Intesa, probabilmente appoggiata da Ubi Banca (che deve riscuotere a sua volta 108 milioni), si sia schierata al fianco di Cairo. Inosmma, il management di Rcs sta provando a tirare dritto e a tener duro mentre Carlo Messina, consigliere delegato del primo creditore, spinge nella direzione opposta.

Secondo Messina, infatti, la proposta di Cairopuò portare un valore a tutti i soggetti coinvolti, anche perché Cairo non è indebitato e pertanto da un punto di vista finanziario la sua offerta rappresenta una buona soluzione”. E anche il presidente e amministratore delegato della merchant bank indipendente Tip (Tamburi Investment Partners), Giovanni Tamburi, sembra essere sulla stessa linea. Tamburi, che erediterà dalla propria partecipazione in Fca un portafoglio di azioni di Rcs, parla di un’operazione “brillante, intelligente, giusta”.

Dal canto suo, vista la situazione, il cda di Rcs sembra essere a lavoro per trovare delle valide alternative a Cairo o per tentare di risolvere in maniera diversa la questione del debito (che complessivamente supera i 400 milioni).

La vicenda, lo abbiamo detto fin dall’inizio, è ben più complessa rispetto a quanto non possa sembrare a prima vista. Cosa possiamo aspettarci adesso? Un rilancio di Cairo? Perché no, anche se lui stesso ha smentito più volte questa ipotesi. Il mercato sembra però aspettarsi qualcosa del genere, magari stringendo un’alleanza con Diego Della Valle. Ma sono solo voci e libere interpretazioni, almeno per il momento.

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