Costano oltre 33,5 milioni di euro le poltrone delle Casse di previdenza private e privatizzate per occuparsi delle pensioni di 1,3 milioni di professionisti. Tanto hanno speso le 20 gestioni nel 2011 per gli organi collegiali: consigli di amministrazione, revisori e delegati. Circa due milioni in più rispetto al 2010. A confronto, l’Inps ha speso nel 2011 meno di un decimo per occuparsi, però, di 20 milioni di soggetti.
L’Enpam, l’ente dei medici con il più alto numero di iscritti (350 mila), è quello che ha speso in assoluto la cifra più alta, 4 milioni 326 mila euro (nel 2012 è scattato però il taglio del 10% dei compensi degli amministratori). Mentre l’istituto dei consulenti del lavoro è quello che registra in proporzione, rispetto all’anno precedente, l’incremento maggiore dei costi. Passando dagli 854 mila euro del 2010 a 1 milione 358 mila euro del 2011. L’Enpaf (circa 76 mila farmacisti), fra gli enti di vecchia generazione, invece è quello che ha speso di meno, 266 mila euro. In calo rispetto all’anno precedente quando la cifra ammontava a poco più di 280 mila euro.
Quattro casse di previdenza, tuttavia, sono andate in controtendenza riducendo o i gettoni o le sedute degli organi. Si tratta di Cassa forense (avvocati), Inarcassa (architetti e ingegneri), la gestione separata Enpaia per gli agrotecnici e la citata Enpaf. Quest’ultima, fra l’altro, detiene un ulteriore primato. Con i suoi 3,50 euro, è la gestione che ha il costo medio per singolo iscritto più basso. Con 280 euro, invece, i notai sono quelli che spendono di più per mantenere i propri organi collegiali.
Un cenno a parte meritano quegli enti di nuova generazione (per biologi, periti industriali, infermieri ecc). Nati nel 1996, il digs 106 infatti ha previsto strutture estremamente più snelle: consigli di amministrazione e collegi sindacali con cinque componenti a testa. E un consiglio di indirizzo e vigilanza composto al massimo da 38 componenti (come nel caso dell’Epap -pluricategoriale) al posto dell’assemblea dei delegati che, nelle casse di vecchia generazione (ad eccezione di Enasarco) arriva ad essere composta anche da 228 professionisti (come nel caso di Inarcassa). La situazione, però, cambia in base agli importi dei gettoni e alla propria mission che portano tutti questi enti giovani (a parte l’Enpab per i biologi) a superare il milione di euro di spesa per i propri vertici.
Passando all’Inps. Quindici cent di euro per lavoratore. Tanto sono costate nel 2011 le poltrone dell’Inps, l’istituto di previdenza più imponente d’Europa. La spesa esatta è stata di tre milioni e 50 mila euro. Forse poco o forse troppo, con quella cifra l’Inps ha tenuto in piedi una governance (più ampia rispetto a quella delle casse) che gestisce 19,9 milioni di lavoratori. Gli organi di governo, in questo caso, sono il presidente, il direttore generale, il civ (consiglio di indirizzo e vigilanza), il collegio dei sindaci, il magistrato della corte dei conti e i comitati amministratori di gestioni, fondi e casse. Poltrone che, in origine, avevano cura solo dei lavoratori del settore privato, ma che via via negli anni hanno dovuto allargare l’attenzione ad altri comparti produttivi, per via della confluenza di altri enti previdenziali (spesso per salvarli dalle cattive acque in cui stavano affogando).
Da ultimo è successo con il decreto Salvaltalia che ha fatto confluire nell’Inps l’Inpdap (lavoratori pubblici) e l’EnpaIs (sport e spettacolo).
Da quest’anno l’Inps assume il primato di ente di previdenza più rilevante in ambito europeo. Alla quasi totalità dei dipendenti del settore privato e una parte di quello pubblico, nonchè dei lavoratori autonomi (commercianti e artigiani) e iscritti alla gestione separata (co. co.co., professionisti senza cassa ecc.) si aggiungono tutti i lavoratori pubblici, così da portare il numero di lavoratori assicurati alla quasi totalità degli occupati in Italia. Nel 2011 la platea degli utenti Inps è risultata pari a più di due terzi della popolazione residente in Italia. Nello specifico i lavoratori sono stati pari all’86,9% del totale degli italiani occupati, mentre le aziende iscritte il 35,9% dell’universo di tutte le imprese nazionali; l’Inps, inoltre, ha erogato l’80% delle pensioni per l’importo complessivo di circa il 70% della spesa pensionistica totale.
La novità è arrivata dal decreto Monti del 2011 (dl n. 201/2011) che ha previsto l’accorpamento di Inpdap ed Enpals nell’Inps come accennato, con il trasferimento delle relative funzioni e delle risorse strumentali, umane e finanziarie. L’operazione persegue obiettivi sia di efficienza ed efficacia dell’azione amministrativa nel settore previdenziale e assistenziale, sia di riduzione dei costi di funzionamento. Così l’Inps ha assorbito circa 2,8 milioni di pensioni Inpdap e oltre 60 mila pensioni Enpals. Quanto alle poltrone dell’Inps, queste sono costate circa 4 milioni di euro nel 2010; il costo è sceso di 1 milione nel 2011 (grazie ai tagli di vari decreti “anticrisi” e “anticasta”) e nel 2012 è previsto un leggero rincaro dovuto, essenzialmente, alla quota di integrazione dei compensi prevista per effetto della confluenza dell’Inpdap e dell’EnpaIs, i cui organi sono stati invece soppressi (con ovvi risparmi di spesa).
Se e quanto sarà questa integrazione, tuttavia, non ancora è stabilito; intanto, nel bilancio di previsione 2012 è stato registrato un incremento di costo di circa 800 mila euro rispetto al dato finale dell’anno 2011. Con queste cifre, le poltrone sono costate a ciascun lavoratore (19,9 milioni), nell’anno 2010, circa 20 centesimi di euro, scesi a 15 nell’anno 2011. Se si tiene conto della platea dei pensionati (13,9 milioni), il costo pro-capite (lavoratori/pensionati) scende a 12 cent nel 2010 e addirittura a 9 cent nel 2011.