I mass media possono attaccare il potere giudiziario. Lo riconosce la Cassazione che, facendo propria la giurisprudenza della Cedu che ha definito i giornali i ‘cani da guardia’ della democrazia e delle istituzioni, deve prendere atto del fatto che “il ruolo fondamentale nel dibattito democratico svolto dalla liberta’ di stampa non consente di escludere che essa si esplichi in attacchi al potere giudiziario”. Un riconoscimento che, come rileva la Suprema Corte, deriva dal fatto che che i mass media “costituiscono il mezzo principale diretto a garantire un controllo appropriato sul corretto operato dei giudici”. Ancora la Suprema Corte riconosce che se “da un lato e’ di enorme interesse per la comunita’ nazionale la corretta e puntuale esplicazione dell’attivita’ giudiziaria, dall’altro, la critica e cronaca giornalistica volte a tenere o a ricondurre il giudice nell’alveo suo proprio vadano non solo giustificate ma propiziate”. La Cassazione si e’ cosi’ espressa occupandosi di un ricorso presentato dall’ex parlamentare Tiziana Maiolo che, in un comizio pubblico, aveva attaccato la Procura di Palermo allora presieduta da Giancarlo Caselli paragonandola ad una “associazione a delinquere di tipo istituzionale”.
Va detto che, come prende atto la quinta sezione penale nella sentenza 15447. Il reato di diffamazione a mezzo stampa di cui era accusata la Maiolo e’ andato in prescrizione tuttavia piazza Cavour ha confermato il risarcimento del danno nei confronti di Caselli. Ai microfoni di Justice Tv, l’avvocato Elisabetta Macrina, titolare di uno studio legale internazionale e autrice di un blog sulla libertà di stampa si è detta d’accordo con la sentenza della Suprema Corte.