Pubblichiamo il comunicato stampa con il quale la Corte di Cassazione spiega i motivi della condanna di Alessandro Sallusti, all’epoca dei fatti direttore di Libero, oggi de Il Giornale. In una nota firmata dal consigliere Raffaele Botta, la Suprema Corte ritiene che «è opportuno precisare» aspetti del caso Sallusti «non esattamente evidenziati dalla stampa nei giorni scorsi». Per prima cosa la falsità della notizia contenuta nell’articolo del 18 febbraio 2007 dal titolo “Costretta ad abortire da genitori e giudici”. La notizia era «falsa (la giovane non era stata affatto costretta ad abortire, risalendo ciò ad una sua autonoma decisione, e l’intervento del giudice si era reso necessario solo perché, presente il consenso della mamma, mancava il consenso del padre della ragazza, la quale non aveva buoni rapporti con il genitore e non aveva inteso comunicare a quest’ultimo la decisione presa)». Inoltre, dalla sentenza è emerso che la «non corrispondenza al vero della notizia (pubblicata da La Stampa il 17 febbraio 2007) era già stata accertata e dichiarata lo stesso giorno 17 febbraio 2007 (il giorno prima la pubblicazione degli articoli incriminati sul quotidiano Libero) da quattro dispacci dell’agenzia Ansa e da quanto trasmesso dal Tg3 regionale e dal radiogiornale (tant’è vero – prosegue la nota – che il 18 febbraio 2007 tutti i principali quotidiani tranne Libero ricostruivano la vicenda nei suoi esatti termini)». Infine, è emersa «la non identificabilità dello pseudonimo Dreyfus e quindi la diretta riferibilità del medesimo al direttore del quotidiano».