Categories: Giurisprudenza

CASO SALLUSTI, SALVINI: «CONDANNA È UNA SCONFITTA PER POLITICA, GIUSTIZIA E STAMPA»; FERRARO: «RIFARE ANCHE LA LEGGE SULL’ABORTO»

Continua il dibattito giuridico sul caso di Alessandro Sallusti, condannato a 14 mesi di reclusione per diffamazione. Guido Salvini, gip di Cremona: «Sallusti è stato condannato perché ha criticato i magistrati. Da chiarire l’escalation della condanna. I domiciliari contraddicono la Cassazione. Il Parlamento è stato inefficiente. La grazia salverebbe Sallusti, ma condannerebbe la politica, la giustizia e la stampa». Bruno Ferraro, presidente aggiunto onorario della Corte di Cassazione: «Che si colga l’occasione per cambiare anche la legge sull’aborto. Si tratta di una norma criminale che non tutela la vita in quanto consente ad una minorenne di decidere».
La Giustizia ha fatto il suo corso. A Sallusti sono stati assegnati i domiciliari, seppur con non pochi conflitti all’interno della Procura di Milano; il direttore del Giornale si è rassegnato a scontare la pena a domicilio (il direttore del Giornale ha più volte sottolineato di voler andare a San Vittore); la condanna per evasione è stata annullata (ricordiamo che Sallusti è “evaso” per protesta contro i giudici proprio perché riteneva fosse ingiusto l’assegnazione dei domiciliari); la sospensione dall’Ordine dei giornalisti è decaduta di conseguenza alla cessazione del mandato di cattura.
Tuttavia rimane comunque un “caso” aperto. Il Quirinale sta valutando la grazia “motu proprio”, ovvero dovrebbe concederla d’ufficio il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, visto che Sallusti, né i suoi congiunti e legali la chiederanno. Inoltre il 17 gennaio il Tribunale dell’Ordine dei giornalisti deciderà, come prevedono gli articoli 2 e 48 della legge n.69 del 1963, una eventuale sanzione disciplinare relativa alla condanna per diffamazione.
In tutto ciò lo “strappo” interno alla Procura di Milano sembra essersi ricucito “ per ordine” del procuratore capo Edomondo Bruti Liberati. L’ufficio esecuzione pene della Procura si era dissociato dalla decisione del magistrato. «Sarebbe un favore dato ad un giornalista in quanto noto. È una discriminazione nei confronti degli altri detenuti che non hanno avuto lo stesso trattamento e che ora sono in cella», hanno protestato i sostituti procuratori. Dunque per porre fine alla polemica, Bruti Liberati, ha deciso che, in tutte le fattispecie simili al “caso Sallusti” sarà, anche nella Procura ambrosiana, applicata la legge n.199 del 2010, conosciuta come la “svuota carceri”. Il tutto per evitare discriminazioni in futuro. Ma restano, e secondo alcuni avvocati gridano vendetta, i casi precedenti. Infatti già sono comparsi i primi ricorsi.
Ad ogni modo l’arresto dell’ex direttore di Libero rimane una vicenda ricca di problemi e contraddizioni. E lo affermano noti uomini di legge.
Guido Salvini, noto gip di Cremona, ha spiegato le sue idee a Panorama. Il Giornale, quotidiano diretto (da casa) dallo stesso Sallusti, ha ripreso le dichiarazione fatte dal giudice per le indagini preliminari al periodico edito dalla Mondadori.
Per Salvini la condanna ci doveva essere. Ma il carcere è un azzardo. «In più di 30 anni in cui sono stato giudice penale non mi è mai capitato una condanna ad una pena detentiva superiore al minimo, senza attenuanti e senza sospensione di pena», ha dichiarato il gip (anche se la sospensione della pena dovrebbe esserci stata, di 30 giorni, concessa dalla Procura di Milano appena dopo la sentenza della Cassazione).
Inoltre secondo Salvini, Sallusti non è stato condannato, come ha affermato la sentenza della Suprema Corte, perché “pericoloso socialmente” e potenzialmente in grado, dirigendo un giornale, di reiterare il reato di diffamazione. «Meglio dire che ha pubblicato spesso articoli di critica alla magistratura», ha puntualizzato il gip di Cremona. Quindi si tratterebbe di una sorta di “vendetta”.
Per Salvini c’è da chiarire anche l’escalation della condanna: dai 5 mila euro di sanzione pecuniaria del Primo Grado ai 14 mesi di reclusione dell’Appello, poi confermati in Cassazione.
Tuttavia il “caso Sallusti” poteva essere un’opportunità per cambiare una legge, quella sulla stampa, che risalendo al 1948, ripropone tutti i “fantasmi” del post-fascismo. E il Parlamento, dopo una dichiarazione di intenti condivisa, e la voglia bipartisan di salvare Sallusti dalla galera, è «franato in discussioni inconcludenti e in imboscate reciproche».
Ecco che la magistratura ha dovuto dare seguito alla condanna. Ma, secondo Salvini, non avrebbe avuto il coraggio di mandare il giornalista lombardo a San Vittore, nonostante Sallusti ha più volte dichiarato di “preferire” San Vittore. Ecco che sono arrivati i domiciliari, anzi, l’esecuzione della pena presso il domicilio (la quale sarebbe diversa, tecnicamente, dagli arresti domiciliari), come ha precisato Bruti Liberati. «Una toppa peggiore del buco», ha sentenziato il gip di Cremona.
Dunque, come precisato in precedenza, si tratta di una vicenda ricca di discrasie. Ora Sallusti, da casa, può continuare a dirigere il Giornale, anche se la Cassazione lo ha definito “socialmente pericoloso”. E ciò per Salvini rappresenta una contraddizione.
Anche l’ipotesi della grazia risolverebbe sono in parte la questione. Certo, Sallusti ritornerebbe libero. Ma rimarrebbe, come sottolinea Salvini, «una implicita dichiarazione di sconfitta per Giustizia, che potrebbe essere smentita dal capo supremo della magistratura, Giorgio Napolitano, per il Parlamento, incapace di riformare una legge, e per la stampa».
Ma non finisce qui. Un altro uomo di legge è intervenuto sulla vicenda. Si tratta di Bruno Ferraro, presidente aggiunto onorario della Corte di Cassazione. Ferraro ha sottolineato un aspetto, fino ad ora trascurato della vicenda. Si tratta della legge sull’aborto. In effetti l’articolo pubblicato nel 2007 da Libero e firmato Dreyfus parlava proprio dell’interruzione di gravidanza di una minorenne. «Un giudice tutelare [nella fattispecie si trattava di Giuseppe Cocilovo, ndr] non può ordinare l’aborto [così come era stato scritto nell’articolo, ndr]. Egli deve solo verificare se la minorenne è in grado di decidere liberamente e senza costrizioni di alcun genere», ha precisato Ferraro. Ma ecco che il presidente aggiunto della Suprema Corte aggiunge una critica: «La legge sull’aborto lascia fuori dal circuito decisionale il padre del nascituro e uno dei genitori della gestante. Si tratta di una norma criminale che non tutela la vita in quanto consente ad una minorenne di decidere. Che si colga l’occasione per cambiare sia la legge sulla stampa che quella sull’aborto».
Non si sa se questo auspicio verrà raccolto. Di sicuro se ne parlerà nella prossima legislatura. Sempre se il caso Sallusti non andrà, come si suole dire, nel “dimenticatoio”, fino a quando scoppierà un vicenda simile.

editoriatv

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