CASO SALLUSTI: «NON DARÒ SOLDI AL GIUDICE. SERVE UNA RIFORMA DELLA LEGGE»

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Sallusti: «Non baratto la libertà con i soldi. Qualcuno ha voluto punirmi?». Ministero della Giustizia e Fnsi affronteranno il tema. Ma la soluzione serve subito. Sarà opera di Napolitano?
Erano tre le ipotesi , o meglio le possibilità che aveva Sallusti per evitare il carcere: un accodo con il giudice querelante; un decreto lampo fatto in fretta e furia dal Parlamento e un intervento del presidente della Repubblica.
Bene. Ora sono due. La prima non è più possibile . Ed è stato lo stesso Sallusti ad escluderla tramite i suoi avvocati.
«Ho dato disposizione ai miei avvocati di non chiudere l’ipotesi di accordo con il magistrato che mi ha querelato per un articolo neppure scritto da me e che ha ottenuto da un suo collega giudice la condanna nei miei confronti a un anno e due mesi di carcere», ha scritto in un editoriale.
Il giudice tutelare, Giuseppe Cocilovo, avrebbe ritirato la querela in cambio di una somma in denaro, da aggiungere ai 30 mila euro, da devolvere in beneficenza a Save the Children. Ma per Sallusti, probabilmente, aveva il tono del compromesso e del baratto. Il direttore de Il Giornale vorrebbe uscire “pulito” per legge. «Il signore voleva altri soldi in cambio del ritiro della querela e quindi della mia libertà. Io penso, l’ho già scritto, che le libertà fondamentali non si scambino tra privati come fossero figurine ma debbano essere tutelate dallo Stato attraverso i suoi organi legislativi e giudiziari. Anche perché nel caso specifico c’è un’aggravante, e cioè che a essere disposto a trarre beneficio personale dal baratto è un magistrato». Per Sallusti la sua condanna è una stortura ingiustificabile. Soprattutto considerando il modo con cui si è “evoluta”. Il direttore del Il Giornale, nei giorni scorsi ha spiegato che la pena è stata generata anche grazie alle distrazioni e all’ignavia dei suoi avvocati. Ma a passare da 15 mila euro di sanzione (tra risarcimento e multa) a 30 mila più 14 mesi di reclusione è troppo. «Che cosa è intervenuto tra la sentenza e la stesura delle motivazioni? Non è che per caso qualcuno ha privatamente protestato per la mitezza della condanna, che a mio avviso era invece più che equa, non avendo io diffamato nessuno?», ha commentato Sallusti.
Fatto sta che manca appena un giorno alla pronuncia della Cassazione. Ed è intervenuta anche la Fnsi. Anche per il sindacato dei giornalisti la galera è inaccettabile per i reati a mezzo stampa. Ma la legge italiana la prevede. Il mondo della politica, purtroppo,se ne è accorta troppo tardi. Quindi ora bisogna agire in fretta.
Come è noto il presidente della Repubblica sta seguendo la vicenda. Non è escluso un suo intervento: un’opera “di persuasione” o magari la grazia. Napolitano, volendo, potrebbe concederla.
Ma è anche il governo si sta adoperando. E il ministro della Giustizia sta studiando il caso: «Ho avuto contatti con l’Ordine dei giornalisti e la Fnsi e la prossima settimana parteciperò a un’iniziativa su questo tema, per affrontare il problema del rapporto tra liberta di stampa e tutela della reputazione di chi sporge querela per diffamazione». Ma la settimana prossima potrebbe essere tardi.

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