Caso Messaggero, i collaboratori chiamano in campo la società civile

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“Sembra un fatto di poco conto un problema che riguarda una manciata di giornalisti e lavoratori. In realtà il problema è ben più ampio perché chi legge il quotidiano si rischia privato di una fetta di informazione locale”. Così comincia la chiamata alla mobilitazione generale che i collaboratori del Messaggero, alle prese con l’imposizione dei tagli agli emolumenti disposti dall’editore senza alcuna trattativa, hanno rivolto non solo ai colleghi ma alla società civile. E mentre domani è prevista una riunione con il segretario Clan Mattia Motta, che già aveva affermato perché la questione che (oggi) riguarda i collaboratori del Messaggero non debba essere confinata a fatto limitato a quella testata ma rischia di assumere i contorni di un’autentica profezia sul futuro prossimo del giornalismo italiano, i giornalisti del Messaggero hanno affermato: “Il giornalismo di qualità è un contributo fondamentale per arricchire il dibattito del Paese. Il lavoro di giornalisti senza diritti, senza tutele e senza garanzie non può che riflettersi sull’intera società. E alle condizioni che intende dettare unilateralmente Il Messaggero proporre un’informazione di qualità risulta impossibile. A cittadini e personalità della società civile di unirsi alla battaglia in difesa di diritti e libertà”.

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