Le commissioni pari opportunità prendono posizione sul racconto del presunto stupro avvenuto a Porto Cervo nella villa della famiglia di Beppe Grillo di cui è accusato il figlio Ciro insieme a tre suoi amici. E lo hanno fatto puntando il dito contro chi “ha scatenato dibattiti come se la nostra professione non fosse soggetta ad alcuna deontologia” che avrebbero, per le Cpo di Fnsi, Usigrai e Cnog e Giulia Giornaliste, aggiunto “umiliazione su umiliazione”.
Per le commissioni la questione è serissima. E in un documento hanno spiegato: “Come se fosse morta. Come se fosse orfana. Come se non avesse amiche. Come se fosse un fantasma. Che può essere attraversato dalle parole senza venire ferito di nuovo. È così che gran parte dell’informazione ha trattato la donna vittima dello stupro di gruppo che vede coinvolti giovani della Liguria bene. Un caso tra i più pruriginosi degli ultimi anni. Perché uno dei protagonisti è il figlio di Grillo”.
Quindi hanno accusato: “Tanto è bastato per scatenare dibattiti pubblici e scrivere articoli e fare servizi televisivi come se non esistesse più alcuna regola. Come se la nostra professione non fosse soggetta ad alcuna deontologia. Fino all’orrore assoluto di riportare i verbali dell’inchiesta sui giornali, passaggio per passaggio. Violenza su violenza. Umiliazione su umiliazione. Questo non è giornalismo, questa non è informazione”.
Per Cpo Fnsi, Cpo Usigrai, Cpo Cnog e Giulia Giornaliste, che annunciano: “Abbiamo denunciato all’Ordine dei giornalisti i quotidiani La Verità, Libero, Il Tempo e Fanpage.it per la pubblicazione dei verbali e dei dettagli più scabrosi, in oltraggio ad ogni regola. Ma denunciamo con forza alla categoria e all’opinione pubblica anche tutte le testate che hanno fatto cattiva informazione, ammiccando al pubblico con racconti provocanti, ai limiti del lecito. Chiediamo una presa di distanza a chi lotta in difesa della libertà di stampa e della convivenza civile”.
La questione vera, però, è stata ancora un’altra. Quella denunciata, qualche giorno fa dai genitori della ragazza secondo cui alcuni frammenti di un video di quella notte finita sotto i riflettori starebbero girando di chat in chat. Al che è intervenuto il garante della Privacy per avvisare tutti: “In relazione alla circostanza – riferita dai genitori della ragazza presunta vittima di stupro attraverso il loro legale – che frammenti del video, relativo all’oggetto del procedimento penale, vengano condivisi tra amici, il Garante per la protezione dei dati personali richiama l’attenzione sul fatto che chiunque diffonda tali immagini compie un illecito, suscettibile di integrare gli estremi di un reato oltre che di una violazione amministrativa in materia di privacy”.
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