La possibile nascita del nuovo colosso del libro Mondadori-Rizzoli è un tema bollente di questi giorni. Ha aperto il tema Repubblica, è intervenuto un blocco di autori Bompiani (una quarantina di firme), è sceso in campo un pezzo da novanta come Umberto Eco. Tutti schierati contro il nuovo Moloch dell’editoria (dalla narrativa alla scolastica) dal 40 per cento e passa di mercato, con riflessi su autori, distribuzione, pubblicità e via di questo passo. Tutto ciò, comunque, accade in un settore già pesantemente colpito dalla crisi economica, e non solo: dove i piccoli e medi editori – spesso creativi, coraggiosi, irrituali – sono stretti in una morsa infernale, che ne mette a repentaglio l’esistenza. Perchè siamo in un mercato – come ha ricordato giorni fa Claudio Magris in un bellissimo pezzo sul Corriere della Sera dal titolo “Il tesoro nascosto dei piccoli editori” – dove “non si legge ciò che si desidera, ma ciò che viene imposto”, perchè “è difficile comprare e dunque leggere un libro che non si sa che esiste”.
Abbiamo pensato di chiedere ad alcune case editrici di dimensioni, appunto, medio piccole, un intervento sul tema. Per capire quali ricadute potrebbe avere una tale prospettiva in uno scenario già di profondissima crisi.
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