Il dialogo tra gli organi d’informazione e i territori continua a rappresentare uno dei temi, una delle chiavi giuste per interpretare l’informazione anche oggi, al tempo della velocità e del digitale. Anche perché, come spiega a Editoria.tv Luca Carisio, vice direttore de Il Mercoledì, punto di riferimento da oltre vent’anni per l’informazione in Piemonte, “la carta non morirà mai”.
Quando e perché nasce il Mercoledì?
Il Mercoledì è un giornale locale che nasce nel 1995 ed è figlio di esperienze precedenti. È stato fondato da un gruppo di giornalisti provenienti da altre esperienze che questa testata. Il giornale lavora in un’area territoriale che unisce 300mila persone. Siamo fortemente radicati sul territorio, per noi si tratta di un aspetto fondamentale perché ci consente di mantenere un rapporto stretto con i lettori e le comunità iniziato quando c’era la sola edizione cartacea e proseguito poi con l’evoluzione web. Crediamo nella missione di dare alla voce alla gente. Sembra una frase che dice poco ma non è così: vuol dire essere presenti, sempre, come uno sportello a disposizione dei cittadini a cui possano esporre le loro necessità e problematiche e a noi tocca portarlee all’attenzione delle amministrazioni, che siano locali o di livello superiore.
Come vive oggi una testata giornalistica il rapporto con il territorio?
La nostra sede è a Moncalieri, che, dopo il capoluogo, rappresenta la seconda città in termini di abitanti in provincia di Torino. Le difficoltà e gli stimoli sono tanti. Insieme ai colleghi c’è da essere sempre pronti a recepire quanto accade e, perciò, a girare per le nostre città. Per noi è importate essere considerati un punto di riferimento, ci aiuta ad assolvere al compito di essere sentinella del territorio, di conoscere tutto quello che accade e di raccontarlo.
Le problematiche, così come gil aspetti economici, sono diversi e variegati: si va dalle realtà industriali come Moncaleri, a quelle realtà che basano la loro esistenza sull’agricoltura e sul settore primario. In più si va sviluppando il turismo, e noi crediamo che il Piemonte, ad esempio, abbia (come tante altre zone d’Italia) una sua peculiare tradizione del cibo che sia giusto far conoscere a tutti.
Ecco, Il Mercoledì non vuole essere (solo) il giornale della cronaca locale ma intendiamo dare visibilità e spazio a tutte quelle iniziative, quegli slanci positivi che fanno lo sviluppo di una comunità.
Oltre alla sostanza c’è la forma. Il Mercoledì è una bella realtà edita da una cooperativa di giornalisti…
È questo è importante proprio perché aiuta a far sentire chi ci lavora veramente membro di una famiglia. È questo ciò che ci ha permesso di superare i momenti di crisi: ci siam tirati su le maniche, tutti insieme, abbiamo scommesso su noi stessi.
La forma della cooperativa, inoltre, ci consente di essere editori puri. E di fare il nostro lavoro orgoglio e soddisfazione, senza dover subire vincoli esterni o interessi di sorta. Ciò ci consente di proporci come una realtà davvero libera sul territorio e questa terzietà, dai lettori e dalle comunità, ci è stata riconosciuta.
Ancora a proposito di forma. Quale rapporto è possibile tra la carta e il mondo del web?
Siamo nati su carta e continuiamo a utilizzare questo medium perché riteniamo sia corretto per questo territorio. Dal cartaceo ci siamo evoluti sul web e ci ha “costretti” a operare una differenziazione importante. Su carta offriamo approfondimenti delle notizie, mentre il web ci consente di lavorare sul quotidiano con tempestività e senza i limiti territoriali e geografici imposti dall’organizzazione “cartacea”. Restiamo un settimanale cartaceo e su internet facciamo un lavoro quotidiano.
Quali prospettive ci sono per il mondo dell’informazione di oggi?
Probabilmente una della necessità è quella di riuscire a creare reti di interscambi tra varie realtà territoriali. Se io vivo e lavoro a Torino e un altro vive e lavora a Napoli, incontrarci diventa difficile. Bisognerebbe cercare di lavorare più in sinergia, anche se bisogna dire che oggi, rispetto al passato, c’è molto più interscambio e dialogo. Ma questo è un punto su cui bisogna lavorare ancora e tanto: è questa la vera forza che ci manca ancora.
Credo, inoltre, che le nuove tecnologie rappresentino un comparto da seguire con interesse con le sue evoluzioni e quelle che comporterà per il mondo dell’informazione che vira e viaggia con estrema facilità sul digitale.
Resto convinto del fatto che la carta non morirà. Così come non muoiono i libri, non moriranno i giornali. Anche i giovani, che pure utilizzano moltissimo il web, per “approfondire” e per leggere si rivolgono ai libri e ai giornali di carta. Tutto sta nel saper cambiare, nello stare sul mercato con tutti i prodotti che la tecnologia consente e nel riuscire ad offrire un servizio effettivamente richiesto dai lettori.
(giovanni vasso)