La bella notizia della settimana è stata quella relativa alla sospensione del taglio dei contributi diretti all’editoria. Grazie all’impegno bipartisan di alcuni esponenti politici, si è riusciti ad allungare da 48 a 60 mesi l’entrata in vigore dei tagli voluti dall’ex sottosegretario all’editoria Vito Crimi. Una vicenda che non ha fatto onore all’Italia, perché dietro il paravento di facili e comode tirate di pancia (se non addirittura vere e proprie fake news) s’è puntato a distruggere il pluralismo che è uno dei cardini di ogni democrazia liberale. Riportiamo qui di seguito e integralmente l’intervista che uno dei protagonisti di questa importante svolta, il deputato leghista Massimiliano Capitanio, ha rilasciato al quotidiano La Voce di Rovigo.
Massimiliano Capitanio, parlamentare della Lega, su una cosa non ha mai avuto dubbi, neppure ai tempi del primo governo Conte quando i suoi alleati dell’epoca, i 5 Stelle, facevano la voce grossa e la guerra senza quartiere alla stampa: “E’ sbagliato abolire i fondi ai giornali”.
E ora ha commentato con grande soddisfazione la decisione della commissione Bilancio della Camera di approvare l’emendamento con lo slittamento al 2023 dei tagli ai contributi diretti all’editoria.
“Anche quando eravamo al governo con i 5 Stelle, nel primo governo Conte, avevamo ribadito la necessità che la politica e l’esecutivo portassero avanti una forma di sostegno all’editoria tradizionale, intesa come forma organizzata di verifica delle notizie e autorevolezza delle fonti. E questo anche contro le idee dei nostri alleati dell’epoca. Per noi era un punto fisso. Adesso con questa approvazione, anche a fronte delle ferite lasciate dalla pandemia, si può dire che siamo riusciti a tornare su posizioni di buon senso”.
E’ solo l’inizio, certo. Ma è l’inizio di un percorso che a questo punto pare avviato. “La pandemia – prosegue Capitanio – ha cambiato lo scenario a livello globale. Tante, troppe cose hanno risvegliato l’attenzione sull’importanza delle fonti e della intermediazione professionale per fare un’informazione che sia autorevole. Ecco perché era importante mandare questo segnale. Che non è l’unico e che segna l’inizio di un percorso. Come Lega abbiamo proposto e fatto approvazione anche un emendamento sul credito di imposta per l’acquisto della carta, e siamo impegnati per salvare l’Inpgi (la Cassa di previdenza dei giornalisti) come presidio non solo previdenziale ma anche culturale. Se si vuole un’informazione seria e autorevole servono le carte deontologiche e serve il riconoscimento di un certo modo di fare un lavoro come quello dei giornalisti”.
Poi c’è il tema centrale dei contributi. “Il percorso è questo. E’ un punto di partenza per arrivare all’approdo di una nuova legge quadro per il settore. Ma per arrivarci nel modo giusto credo che serva prima di tutto una foto dell’esistente, per capire come è cambiato il mondo dell’informazione in questi anni. L’obiettivo sarà arrivare a un inquadramento che garantisca i contributi a fronte di realtà veramente strutturate per sostenere il pluralismo e fare buona informazione”.
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