Riformare i canoni d’affitto delle frequenze dello Stato e riformare il canone Rai. L’argomento e’ da settimane sulla scrivania del sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli (e di Matteo Renzi). Per quanto riguarda il costo dell’affitto dei multiplex il governo – e su questo non ci sono dubbi – blocchera’ la delibera approvata dall’AgCom il 30 settembre scorso con un apposito decreto legge, o con un emendamento a un provvedimento del governo. Il canone – cosi’ come stabilito dall’AgCom – per il futuro ricadra’ certamente sulle societa’ che gestiscono le torri di trasmissione (e non piu’ sugli editori) e sara’ pagato in base alla quantita’ (e alla qualita’) delle frequenze. Ma il governo Renzi nella nuova stesura del testo riservera’ a Elettronica Industriale e Rai Way (che a regime avrebbe speso solo 13 milioni l’anno) un trattamento “speciale”.-Nello stesso provvedimento, poi, anche la riforma del canone Rai. Una riforma che presto dara’ “certezze di risorse, equita’ e rendera’ il canone meno odioso”, ha spiegato lo stesso Giacomelli in un videomessaggio da Bruxelles al convegno promosso dalla Rai su “Missione, indipendenza e governance del servizio pubblico: l’esperienza europea”. Sembra che vecchio bollettino andra’ in pensione e sara’ sostituito con una nuova imposta non piu’ collegata al possesso dell’apparecchio ma al potenziale di spesa delle famiglie. Probabilmente un’imposta di consumo alla quale se ne potrebbe aggiungere un’altra – nel caso in cui l’importo per le famiglie dovesse risultate troppo alto – da applicare a tutte le scommesse fatte con i giochi in concessione dello Stato. Comunque stop all’evasione – stabile intorno al 27% – ed entrate “certe” (come chiesto anche dal presidente Rai Anna Maria Tarantola) per una Rai che sempre piu’ sogna la metamorfosi da broadcaster a media company. Anche perche’ – altra novita’ importante dietro l’angolo – nella nuova convenzione che partira’ nel 2016 l’importo che lo Stato da’ alla Rai per svolgere il servizio pubblico sara’ messo nero su bianco. E sara’ esplicitato fino all’ultimo zero nei contratti di servizio triennali. Ma il servizio pubblico – questo l’input che sta arrivando dal governo – non potra’ essere piu’ lo stesso. “Bisogna scuotere il servizio pubblico da un immobilismo ventennale. Un rischio mortale – ha avvertito Giacomelli – per la Rai”. E a proposito di rischi mortali, anche il dg Luigi Gubitosi ne ha paventato un altro: “La riforma della governance va fatta in fretta. La politica stia fuori dalla Rai, e la Rai stia fuori dai partiti”.
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