CANONE RAI PER MONITOR TABACCAI E SISAL. ARRIVANO RAFFICHE DI MULTE E CONTROLLI

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Multe a raffica ai tabaccai forlivesi. La Guardia di Finanza del comando provinciale di Forlì sta passando al setaccio le rivendite già segnalate dal passaggio di un ispettore per controllare chi ha il monitor del 10 e lotto istantaneo per fargli pagare il canone per la detenzione dell’apparecchio tv con tanto di mora e spese: totale 286 euro. Forlì è fra le prime città ad essere sottoposta al controllo. E la categoria si infuria.

“Non pagheremo un euro, non è giusto”. La categoria, infatti, si trova a pagare il balzello per un apparecchio non dedicato alla ricezione di canali televisivi e soprattutto non di proprietà, ma ora basta un monitor abilitato a ricevere il segnale per far scattare l’imposizione del pagamento. E fino qui lo sanno tutti, ma la cosa sconvolgente che fa arrabbiare i tabaccai è che i monitor utilizzati sono delle società concessionarie dei giochi nazionali per promuovere i giochi, che fra l’altro sono dello Stato. La notizia che la categoria avrebbero dovuto pagare il canone per le “televisioni” all’interno delle rivendite era stata annunciata un anno fa, ma nessuno ci credeva. Assotabaccai aveva incontrato il Ministero delle poste e telecomunicazioni, ma senza alcun buon risultato.

Il problema riguarda i monitor da 22 pollici, dotati di ricezione del segnale audiovisivo, anche se privi di antenna perché secondo una interpretazione solo il fatto che lo schermo sia abilitato a ricevere il segnale fa sì che scatti l’obbligo di pagare il canone. E la Guardia di Finanza esegue ciò che è stato deciso e segnalato dagli ispettori del canone speciale che già erano passati per gli esercizio commerciali. Nel Forlivese sono decine le multe elevate. I finanzieri compilano verbali a raffica facendo fatica a spiegare ai tabaccai, nonostante la gentilezza, che devono pagare il canone maggiorato dalla sovratassa per il ritardo. “E’ un altro paradosso all’italiana – dice Milena Mingozzi, tabaccaia di Cusercoli appena contravvenzionata – dovrò pagare 286 euro per un monitor che non è nemmeno mio e che in pratica siamo stati costretti ad installare. Noi non possiamo rifiutare l’installazione delle apparecchiature video che oltre tutto non sono collegate a nessuna antenna. Mica ci guardo le telenovele”.

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