Non smette di regalare sorprese il dibattito sui contributi per l’utilizzo delle frequenze del digitale terrestre. La Commissione Bilancio del Senato ha dichiarato l’inammissibilità dell’emendamento presentato dal Governo nella legge di stabilità, con il fine di sospendere l’applicazione del regolamento varato dall’ Agcom a fine settembre. Motivo? Modifica troppo radicalmente l’indirizzo suggerito dal Garante. Via libera quindi al nuovo metodo di contribuzione, che non si basa più sul fatturato annuo degli editori, bensì sul valore delle frequenze degli operatori di rete. Una rivoluzione che non ha trovato pieno assenso nemmeno nella stessa Autorità, come testimoniato dal disaccordo del commissario Antonio Nicita. All’Esecutivo questa modifica non piace poiché riduce il gettito per l’Erario derivante dalla corresponsione dei contributi. Secondo alcune valutazioni Rai e Mediaset, i principali operatori, dovrebbero risparmiare rispettivamente 23 e 17 milioni grazie al nuovo metodo. Gli sconti per Rai e Mediaset, d’altra parte, potrebbero portare all’ennesima procedura d’infrazione comunitaria per l’Italia. L’Europa è da sempre molto attenta al pluralismo nel settore audiovisivo. Tra gli scontenti per la delibera Agcom rientra anche Aeranti-Corallo, associazione rappresentativa delle tv locali. Queste ultime temono che i nuovi criteri possano comportare oneri aggiuntivi, insostenibili nell’attuale panorama dell’emittenza locale.
Le nuove regole
La misura del contributo è fissata proporzionalmente al numero delle frequenze in concessione. Lo sconto per un operatore di rete è incrementato fino ad un massimo del 5% per la seconda rete esercitata dal medesimo soggetto, fino ad un massimo del 10% per le terza, del 15% per la quarta e del 20% per chi possiede cinque multiplex. Il valore dello spettro radio è stimato nell’ambito delle transazioni commerciali aventi ad oggetto le frequenze televisive. Sono proposti incentivi per gli operatori che utilizzano la nuova tecnologia DVB-T2. Caratteristica fondamentale della nuova disciplina è la progressività. I cambiamenti prefigurati saranno gradualmente realizzati nei prossimi otto anni. Probabilmente il Governo punterà sulla progressività per limitare le variazioni nel gettito.