A dieci giorni dall’editto contro
Repubblica, continua lo sciopero
del silenzio imposto dal sindaco Alemanno ad assessori e addetti
stampa del Campidoglio. Al quali
ultimi potrebbe però costare caro,
se non altro in termini di rispetto della
deontologia professionale.
Risale infatti al 2 ottobre 2008 il protocollo
d’intesa firmato dal capo dell’ufficio
stampa, Simone Turbolente,
con l’Associazione stampa romana e
il Sindacato cronisti romani, per «assicurare
ai giornalisti, e in particolare
ai cronisti capitolini, il massimo delle
opportunità per svolgere i loro compiti
di informazione ai cittadini». Fu
allora che il portavoce del sindaco, davanti
al segretario dell’Asr Paolo Butturini
e al presidente Romano Bartoloni,
si impegnò a osservare un’agenda
di sette punti, elaborati richiamandosi
«alla legge 241/90 sulla trasparenza
e successive indicazioni normative – si legge nel testo dell’accordo – nonché
agli indirizzi-quadro del
Garante perla Privacy e alle sentenze
del Consiglio di Stato che riconoscono
i giornalisti fra i soggetti che hanno
un diritto qualificato e specifico nell’accesso
diretto agli atti della pubblica
amministrazione». In particolare
al punto 3 si legge: «Al termine delle
riunioni di giunta che possono rivestire
un particolare interesse per l’opinione
pubblica, c’è la possibilità da
parte dei cronisti – con richiesta all’Ufficio
stampa- di intervistare sindaco
e assessori».
Peccato che negli
ultimi dieci giorni questa prescrizione
sia stata completamente disattesa.
Ma il presidente del sindacato cronisti
è ancora fiducioso. «Confido che
a breve ci saranno dei chiarimenti», si
augura Bartoloni. «Siamo anzi certi»,
conclude, «che il Campidoglio rivedrà
le sue posizioni nel rispetto del
protocollo». (La Repubblica)
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