Il fatto non sussiste. Tiziano Motti e gli altri indagati nell’inchiesta sulla cooperativa “Nuova Stampa” vengono assolti. Ma nel frattempo sono stati sequestrati 350.000 euro e bloccati altri 700.000 di contributi dovuti alla cooperativa
Assoluzione con formula piena perché il fatto non sussiste. Questa la sentenza, dopo un anno di indagini, che ha liberato da ogni accusa l’imprenditore ed ex europarlamentare reggiano Tiziano Motti, la moglie nonché stretta collaboratrice Stefania Bigliardi e i giornalisti Pierpaolo Zucchetti, Alessandro Bettelli e Roberto Ruozi.
I reati precedentemente contestati erano truffa allo Stato, falso e stampa clandestina, oltre al percepimento indebito di contributi statali per 740 mila euro tra il 2010 ed il 2011 attraverso “La nuova stampa società cooperativa”, editrice del bisettimanale “La Notizia-Il Giornale” (clicca qui per approfondire).
Si tratta di una “sentenza che mi ha liberato dalle pesanti quanto infondate e incredibili accuse rivolte più di un anno fa dalla Procura di Reggio Emilia”, spiega Tiziano Motti affidando le sue parole ad una lettera. L’imprenditore racconta tutta la vicenda: “la Procura aveva ipotizzato, senza sentire alcun indagato, senza alcuna prova e neppure senza plausibili ragioni a supporto, i reati di stampa clandestina, falso e l’ancor più grave truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato”.
Queste ipotesi di reato, come detto in precedenza, erano a carico sia di Motti come amministratore della cooperativa “Nuova Stampa”, che di altre persone. L’ex europarlamentare si sofferma sulle accuse rivolte alla moglie: “nessuno ha capito per quale ragione se non quella di poter sequestrare il denaro del suo conto personale”.
“Come ciliegia sulla torta, erano incomprensibilmente stati chiesti dalla Procura, già al netto dello sconto di pena riservato al rito abbreviato, 4 anni e 2 mesi per me, 3 anni e 8 mesi per mia moglie, 3 anni e 2 mesi per ognuno degli altri imputati”, continua a raccontare Motti.
Quello che inizia circa un anno fa è un vero e proprio calvario per l’imprenditore e la cooperativa, che passa per “il sequestro di 350.000 euro su conti aziendali e personali, il blocco di oltre 700.000 euro di contributi dovuti alla cooperativa”. Grazie alla richiesta di rito abbreviato, il processo si è concluso rapidamente: “abbiamo voluto accelerare l’esito della giustizia, con una assoluzione con formula piena di tutti gli imputati perché il fatto non sussiste. La sentenza è stata emessa dal Giudice per le indagini preliminari Dott.ssa Pini Bentivoglio del Tribunale di Reggio Emilia”.
Una conclusione positiva, ma che lascia comunque un po’ di amaro in bocca: “il Giudice non ha potuto emettere sentenza di assoluzione anche su ulteriori paragrafi dei capi di imputazione – rinviati alla Procura con una specifica Ordinanza – perché all’errore della Procura si è sommato un ulteriore errore: nei capi di imputazione erano addirittura indicati riferimenti differenti dai fatti poi rappresentati in aula”, conclude Tiziano Motti.
Una tremenda ‘cantonata’ (chiamiamola così…) della giustizia. Per Tiziano Motti un danno al sua immagine vergognoso!