Tramonterà definitivamente il 16 marzo l’inserto culturale settimanale del Fatto. La drastica decisione presa dai vertici del quotidiano ha a che fare con un problema strettamente economico. Quello che era stato lo slogan di propaganda per lanciare il quotidiano (e cioè che avrebbero dato filo da torcere a Berlusconi) si è trasformato in una perdita di copie. Con l’uscita di scena del Cavaliere, infatti, le vendite del giornale si sono ridimensionate, si è perso quel gruppo di lettori borghesi e moderati che si erano rivolti al Fatto durante il governo del Cavaliere, ma che, con l’esecutivo Monti, non hanno più sentito l’esigenza di un quotidiano «da combattimento».
Al Fatto, quindi, occorreva riconsolidarsi attorno al corebusiness, attorno a quel target di lettori arrabbiati e militanti, ai quali, probabilmente, la cultura interessa poco. Perciò la scelta di chiudere l’inserto “Saturno” è una reazione istintiva comprensibile.
Riccardo Chiaberge (per anni alla guida del Domenicale del Sole 24 Ore e prima ancora responsabile della Terza Pagina del Corriere della sera) fondò Saturno, dirigendolo tramite un suo service, il 25 febbraio 2011. Le otto pagine settimanali di libri, arti, cinema, scienze, dal punto di vista delle vendite non hanno mai dato molte soddisfazioni alla redazione del Fatto. A fronte di un budget non esagerato ma neppure minimo (si parla di un costo di circa 10miIa euro a numero, per un totale di 500 mila euro l’anno), non si è registrato un aumento di copie vendute al venerdì, giorno di uscita dell’allegato culturale, e neppure una significativa raccolta pubblicitaria. E così, tempo fa, il consiglio di amministrazione del giornale ha chiesto a Chiaberge un nuovo progetto editoriale, meno costoso, che passasse da otto a quattro pagine. Progetto effettivamente presentato da Chiaberge, ma bocciato perché ritenuto insoddisfacente.
Un giornale va vanti con i soldi, come tutte le aziende di questo mondo. Eppure, da una quotidiano sempre in vetta per vendite e abbonamenti, ci si aspetterebbe qualche “investimento” anche a costo zero, soprattutto nella cultura. È lo stesso Chiaberge ad affermare: « è bizzarro che quelli del Fatto quotidiano, obbligati ad un taglio dei costi, si siano comportati come dei Tremonti qualsiasi, e abbiano chiuso i fondi alla cultura».
Ah, dimenticavo, insieme alla chiusura dell’inserto resteranno senza contratto anche i tre giornalisti che lavoravano al service di Chiaberge.
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