Così ha esordito ieri sulle pagine del quotidiano La Stampa il Presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò, con l’intento di spegnere la polemica sollevatasi intorno alla posizione dell’Autorità sulle nuove norme anti-pirateria sancite con delibera n. 668/2010 ed in vista di essere approvate dal Consiglio il prossimo 6 luglio. “Sarebbe preferibile attendere di conoscerne prima il testo. Si vedrà che molte ombre sono fugate e che qualcuno si è scagliato contro i mulini a vento” e con gli stessi toni si affretta a fare chiarezza sull’incontro tenutosi il 24 giugno scorso con alcuni esponenti della società civile e rappresentanti delle associazioni tra cui Adiconsum, Altroconsumo, Assoprovider e lo Studio Legale Sarzana: “In quella sede – precisa Calabrò – abbiamo preso buona nota delle osservazioni esposte e se non ho dato esplicite risposte è perché non anticipo mai decisioni che devono essere assunte collegialmente”. Parole che fanno riferimento implicito a quanto è stato dichiarato in un’intervista rilasciata ad Alessandro Longo dell’Espresso, dal segretario di Agorà Digitale, Luca Nicotra che avrebbe rivelato: “Abbiamo detto a Calabrò che i provider Internet avranno grosse spese per rimuovere i contenuti dal web e lui ci ha risposto che non lo sapeva, che non gliel’avevano detto. Non ci ha mai risposto con numeri e criteri oggettivi alle nostre critiche”. Al termine di quell’incontro in una diretta streaming organizzata dall’Associazione Agorà Digitale, tirando le somme, il Vicepresidente di Assoprovider, Gian Battista Frontera, ha così commentato le possibili conseguenze della delibera volta a tutelare il copyright online: “L’impatto tecnico è devastante, ci sono soltanto due vie d’uscita: o l’inibizione dell’indirizzo ip dove è ospitato il contenuto incriminato – parliamo di siti esteri in questo caso – perché per i siti italiani una volta che il provvedimento è partito dall’AgCom, ci sono il sequestro e la rimozione. L’operatore deve agire entro 48 ore e chi è parte lesa da questa rimozione ha tempo cinque giorni per reagire […] Se dall’Italia rendo irraggiungibile un indirizzo ip non rendo irraggiungibile solo il sito dove ho ospitato il contenuto, ma rendo irraggiungibili tutti i siti e tutti i contenuti di quell’indirizzo ip (ovvero il numero dietro cui si nascondono uno o più domini collegati ndr)”. Non solo di Frontera ma diffusa è invece la denuncia dell’esautoramento dell’Autorità Giudiziaria (il Giudice Penale) per conferire ampi poteri di intervento e di monitoraggio ad un centro di potere amministrativo quale l’Agcom.
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