La riforma della Rai non è più rinviabile, la par condicio ha bisogno di una riforma urgente, è previsto il passaggio alla tecnologia digitale entro 24 mesi per metà della popolazione. Questi gli auspici del presidente dell’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, Corrado Calabrò, che nella Relazione annuale ribadisce anche l’impegno dell’organismo di garanzia a pianificare le frequenze in base ai principi Ue, applicando il modello Sardegna, cioè l’intesa condivisa con gli operatori. La data di fine 2012 per lo switch off della tv analogica fissata dal precedente governo «oltre che dilazionata – dice Calabrò – rischia di rivelarsi velleitaria senza la predisposizione di un piano di progressiva transizione al digitale per aree geografiche».
Prezzi in calo nella telefonia.
Nel settore delle telecomunicazioni si assiste a un «continua contrazione dei prezzi» in netta controtendenza all’incremento del costo della vita e all’aumento dei prezzi di tutti gli altri servizi di pubblica utilità. Nel solo ultimo anno la diminuzione dei costi dei servizi Tlc è stata «dell’8% giungendo nel mobile fino al 14,6 per cento». L’Agcom ha delineato un percorso di ulteriore riduzione delle tariffe di terminazione della telefonia mobile che porterà nel 2011 a ribassi di circa il 35-40% con un ulteriore risparmio per i cittadini di 1,5 miliardi di euro.
Insoddisfacente il rapporto fra imprese Tlc e consumatori.
Nel 2007 all’Agcom sono pervenute 60mila segnalazioni e l’Authority è intervenuta a tutto campo: contro l’imposizione delle clausole capestro, contro l’attivazione e la fatturazione di servizi non richiesti, contro i ritardi negli allacciamenti e i malfunzionamenti. Sul punto Calabrò ha sottolineato che sono stati imposti un avviso in caso di traffico anomalo e l’attivazione generalizzata del blocco delle chiamate da rete fissa verso numerazioni a rischio o costose, che sono state spesso oggetto di truffe nei confronti dei consumatori. Sul fronte delle controversie, 35mila le istanze pervenute ai Co.re.com., sono stati oltre 20mila i tentativi di conciliazione svolti.
La riforma Rai non è rinviabile.
La riforma della Rai non è più rinviabile, perchè l’azienda non può competere «impacciata» dalle norme amministrativo-contabili e «paralizzata da spinte e controspinte politiche». Sì, dunque, di Calabrò all’ipotesi di un provvedimento ad hoc per cambiare la governance della tv pubblica. Calabrò chiede che «alla riforma della Rai si pervenga al più presto, puntando sull’efficienza, magari enucleando e anticipando alcune norme indifferibili che coniughino il carattere imprenditoriale della governance con il perseguimento degli obiettivi di fondo di un servizio pubblico con marcate finalità d’interesse generale, svincolato dall’abbraccio dei partiti».
La par condicio è impraticabile.
La riforma della legge sulla par condicio è necessaria, dice Calabrò. Troppe, infatti, le difficoltà riscontrate nell’applicazione, tanto da sfiorare l’impraticabilità stessa della legge in vigore. E non è stato facile assicurare il riequilibrio dell’informazione quando in occasione delle ultime elezioni politiche è stato necessario intervenire d’ufficio nei confronti di notiziari televisivi. Oggi è la televisione, dice Calabrò, a dettare i tempi e le modalità del dibattito politico, sottolinea Calabrò. Solo che lo scenario delle ultime elezioni è ben diverso da quello presupposto dalle leggi da applicare, con 18 liste in competizione e 15 candidati premier che reclamavano tutti eguale spazio in televisione e confronti incrociati. Di qui una situazione già di per sè complicata e che poi lo è stata ancora di più, dice Calabrò, «per la proliferazione delle trasmissioni di informazione e attualità e per la loro sovrapposizione» alle classiche tribune elettorali, che hanno perso gran parte del loro appeal. «Le difficoltà riscontrate nell’applicazione della legge vigente, difficoltà che hanno sfiorato l’impraticabilità,confermano la necessità della sua revisione, che è necessaria per adeguare la legge sia alla realtà cui intendeva riferirsi sia al mutamento tecnologico intervenuto (basta pensare a Internet)».
Sì a un codice unico per i media.
Calabrò auspica un codice unico per i media, nel quale confluisca anche «la riforma della stampa che aspetta da tempo di essere varata». Calabrò sottolinea come l’editoria «è caratterizzata da una crescente spinta verso l’integrazione con gli altri mezzi tradizionali e con i new media», in particolare il web, che sta «determinando la trasformazione degli operatori editoriali in gruppi multimediali». Quanto alla radio, «l’era digitale comincerà nel 2009» e anche in questo caso la strada da seguire è la progressiva pianificazione «per aree territoriali» come avvenuto per la tv.
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