Il presidente dell’Autorità di garanzia per le comunicazioni, Corrado Calabrò, oggi ha presentato la sua relazione di fine mandato facendo una panoramica generale su tutte le materia oggetto di regolamentazione.
RAI: VA RIFORMATA
Sulla riforma della Rai Calabrò ne ha evidenziato la necessità al fine di svincolarla «dalla somatizzata influenza politica». Serve «governance efficiente, una migliore utilizzazione delle risorse e la valorizzazione del servizio pubblico». Calabrò ha anche sottolineato come l’Autorità abbia tentato di promuovere tale riforma nei limiti della propria competenza ma senza ottenere risultati.
TV: DUOPOLIO SOPPIANTATO DA TRIPARTIZIONE: RAI, MEDIASET E SKY
Calabrò ha fatto una panoramica della situazione della tv in Italia che risulta essere, sia pure lentamente, in trasformazione. Le sei reti generaliste di Rai e Mediaset detengono oggi circa il 67% dello share medio giornaliero (era l’85% nel 2005, oltre il 73% un anno fa. In particolare le reti generaliste Rai il 38,3% dello share medio relativo al 2010 e quelle Mediaset il 35,2%), La7 quasi il 4%, Sky oltre il 5%. «Per quanto riguarda le risorse – ha evidenziato Calabrò – comunque, permane fondamentalmente la tripartizione tra Rai, Mediaset e Sky Italia; tripartizione che a partire dal 2009 ha soppiantato il duopolio Rai-Mediaset». Rai, Mediaset e Sky ormai «occupano posizioni comparabili in termini di ricavi complessivi».
Quanto all’offerta televisiva, ha evidenziato il presidente uscente «siamo a circa 80 programmi nazionali in chiaro. L’offerta tende a crescere all’insegna di tre caratteristiche: la convergenza, la personalizzazione, la flessibilità». «il panorama è destinato a un’ulteriore evoluzione in virtù dell’utilizzazione del dividendo digitale che avverrà con l’asta che sostituirà il beauty contest, la quale ridefinirà lo spettro in coerenza con la redistribuzione delle frequenze e la razionalizzazione del loro uso prefigurate nella Conferenza di Ginevra del febbraio scorso».
ITALIANI TELEDIPENDENTI, MA QUALITÀ PROGRAMMI È BASSA
Calabrò ha posto l’accento sulla ancora scarsa qualità della tv italiana malgrado l’Italia resti tuttora un Paese teledipendente. «L’informazione più influente è ancora quella fornita dalla televisione. Le nuove forme della democrazia corrono sulla rete ma la politica visibile in Italia si fa pur sempre in televisione». «La nostra televisione», nei confronti di quella europea, «resta fondamentalmente una finestra sul cortile di casa nostra, una grande TV locale, con un esagerato interesse per i fatti di cronaca nera e con la tendenza a trasformare i processi giudiziari in processi mediatici». Quanto alle trasformazioni di carattere tecnologico, Calabrò ha rilevato che «negli ultimi sette anni si è decuplicato il numero di famiglie che ricevono il segnale televisivo in tecnica digitale; sono già ventidue milioni le famiglie dotate di ricevitori digitali terrestri e otto milioni quelle abbonate ai servizi pay-tv. Entro l’anno in tutta l’Italia la televisione dovrà essere digitale».
RITARDO SU BANDA LARGA COSTA TRA 1% E 1,5% PIL
«Il ritardo nello sviluppo della banda larga costa all’Italia tra l’1 e l’1,5% del Pil». Questa la cifra fornita dal presidente dell’Autorità nel suo bilancio. «Senza infrastrutture a banda ultra larga i sistemi economici avanzati finiscono su binari morti». Per Calabrò «il settore delle tlc è la chiave di volta della rivoluzione digitale che, abilitando l’innovazione, può cambiare radicalmente i paradigmi dell’economia e della società La Cassa Depositi e Prestiti è ancora un convitato di pietra. Ci sono invece iniziative di fondi privati, di amministrazioni pubbliche e di operatori che segnano dei passi avanti sul terreno delle realizzazioni concrete».
PAR CONDICIO: INDISPENSABILE A DEMOCRAZIA MA VA AGGIORNATA
Per Calabrò la legge sulla par condicio si è rivelata un indispensabile strumento a tutela della democrazia ma occorre ora aggiornarla per tener conto delle mutazioni subite dalla comunicazione televisiva (specie con l’inserimento dei politici nei programmi informativi) ed è da riconsiderare in relazione all’incalzante realtà di internet. L’Autorità si è impegnata – ha osservato il presidente – costantemente nel monitoraggio per il rispetto della normativa, impegno che «in occasione delle competizioni elettorali ha comportato il monitoraggio delle trasmissioni 24hx24 e tempestivi interventi con diffide, sanzioni e una costante azione di moral suasion. Il più delle volte i broadcaster hanno corrisposto all’invito o alla diffida dell’Autorità riequilibrando l’informazione (il che è l’obiettivo primario della legge)».
Ammontano comunque a oltre 2,2 milioni di euro le sanzioni da irrogate dall’Agcom e – ha evidenziato Calabrò «di tali provvedimenti, quasi sempre impugnati, nessuno è stato annullato dal giudice amministrativo. Possiamo dire conclusivamente che l’impianto normativo a tutela della par condicio si è dimostrato un indispensabile strumento a tutela della democrazia».
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