Il presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Corrado Calabrò, è intervenuto al convegno della Ericsson sul futuro della televisione. Dopo avere ascoltato le indicazioni da parte di Ericsson sui futuri scenari che scaturiranno dall’intreccio di televisione, il Garante ha lanciato l’allarme: “L’Italia non ha ancora la fibra ottica e neppure un programma per metterla”. E pensare che “con investimenti adeguati potrebbe avere un ritorno economico pari al 2-3% del Pil”. “Tutti i paesi si stanno muovendo: il Giappone punta a una velocità di 100 megabyte, la Cina lo sta seguendo, la Germania andando contro le regole della UE favorisce Telekom per ristrutturare il paese. In Italia non si fa nulla, non ci sono politiche né piani industriali”. Calabrò ha poi aggiunto: “Parlerò di questo anche nel messaggio al Parlamento del 15 luglio e rinnoverò l’appello che ho già fatto una volta e che è rimasto inascoltato”.
A frenare la fibra ottica italiana ci sono le lentezze burocratiche per concedere le autorizzazioni agli scavi e pochi investimenti privati dovuti alla troppa concorrenza. Secondo il Garante: “Tocca allo Stato indicare le soluzioni”. Prima di tutto è necessario “correggere le competenze frammentate per stendere le linee di fibra ottica”.
“L’Italia è stata all’avanguardia con i telefonini e con umts, è un peccato essere al capolinea con la banda larga quando già nel ‘91 era pronto il Progetto Socrates di Telecom”. Forse non è necessario far correre i dati a 100 megabyte come progetta il Giappone, ma “almeno a 50 megabyte. E gli strumenti giuridici per farlo ci sono tutti”.
Fabiana Cammarano
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