”Parlano i dati. Siamo partiti, nel 1998, da una situazione di monopolio, con alti prezzi, bassa innovazione, ed una completa mancanza di orientamento delle offerte alle necessita’ della clientela.
Ora, l’Italia e’ il Paese in cui sono attivi i maggiori operatori internazionali, e’ il quinto mercato al mondo nelle tlc per fatturato pro-capite, e il primo nel mondo per i servizi voce di telefonia mobile. Siamo leader nella diffusione di innovazioni quali l’Umts e il Dvb-h. Nel frattempo, i prezzi sono drasticamente scesi, piu’ che altrove: il 28% mentre l’inflazione e’ aumentata di oltre il 20%”. Il presidente di Agcom Corrado Calabro’ ragiona, in un’intervista a ”Il Corriere delle Comunicazioni”, sullo stato delle tlc italiane e fa il bilancio di dieci anni di liberalizzazione del mercato.
D. Oggi il settore e’ in difficolta’. E’ finita un’epoca?
CALABRO’: ”O almeno e’ finita una fase del ciclo di vita.
E’ la naturale evoluzione che sta caratterizzando tutti i mercati maturi. Ma inizia anche una fase nuova, con nuove opportunita’ che possono rivelarsi anche maggiori delle precedenti. L’Italia deve saper sfruttare la nuova fase tecnologica e di mercato per catturare le nuove opportunita’.
Pero’, se non ci muoviamo c’e’ il rischio di perdere le posizioni acquisite”.
D. Le reti Ngn sono indispensabili?
CALABRO’: ”Anche qui sono i dati a parlare. Si e’ stimato che gli investimenti nelle comunicazioni elettroniche abbiano inciso per il 25% della crescita globale e fino all’80% della crescita della produttivita’ delle economie avanzate. Gli investimenti in Ict sono stati, nei Paesi avanzati, il piu’ importante propulsore della crescita dei Pil nazionali. In Giappone, a fronte di un piano di interventi pubblici (U-Japan), per 50 miliardi di dollari per la realizzazione di reti in fibra ottica che copriranno l’intero Paese, si stima un ritorno, in termini Pil aggiuntivo, di 1.500 miliardi di dollari entro il 2010. Studi europei confermano effetti simili anche per l’Europa e l’Italia dove abbiamo stimato che la crescita del PIL potrebbe arrivare all’1,5%. Le nuove reti darebbero anche l’occasione di risolvere nostri storici problemi di pluralismo dell’informazione, di definizione di una seria politica ambientale nonche’ di monitoraggio sanitario, di creazione di servizi e prodotti per le generazioni piu’ mature. Tanto per citare alcune delle piu’ interessanti applicazioni”.
D. Cosa puo’ fare il regolatore?
CALABRO’: ”Puo’ creare un contesto di regole certe, pro-concorrenziali e che stimolino l’innovazione. Nel caso di progetti che prevedono lo stanziamento di ingenti capitali in investimenti affondati e non recuperabili (cosi’ come sono le infrastrutture di comunicazione elettronica), la teoria e la pratica economica evidenziano che la stabilita’ dell’assetto istituzionale e’ assai rilevante al fine di stimolare le decisioni di investimento degli operatori. L’Autorita’ italiana e’ una delle pochissime in Europa che ha gia’ riconosciuto un premio di infrastrutturazione agli operatori alternativi fissi che ha tangibilmente prodotto risultati positivi sull’assetto competitivo e sulla solidita’ delle imprese”.
D. E le analisi di mercato?
CALABRO’: ”L’innovazione e lo sviluppo delle reti di nuova generazione ispireranno la seconda fase delle analisi di mercato che stiamo conducendo.
L’Autorita’ ha promosso un progetto di ricerca aperto a tutte le Universita’ italiane sulla regolazione delle reti di nuova generazione che ci dara’ utili indicazioni per la messa a punto della nostra strategia. Detto questo e’ bene evidenziare come gli strumenti regolamentari siano limitati e che serve un’azione di complemento ad essa, almeno nell’attuale fase. Del resto, ovunque nel mondo, anche se con modalita’ differenti, i governi si stanno muovendo (o si sono gia’ mossi) per definire ingenti piani di incentivazione diretta e/o indiretta alla realizzazione delle nuove reti di comunicazione”.
D. In Italia una competizione fra infrastrutture?
CALABRO’: ”In alcune limitate aree del Paese, quelle a maggiore densita’ abitativa, questo accade gia’ e, a maggior ragione, in futuro, potra’ accadere. Ma e’ anche verosimile immaginare che in molte altre zone vi sara’ una sola rete di accesso.
Ricordiamoci che, a differenza di altre nazioni, partiamo da una situazione in cui non esistono reti alternative a quella dell’incumbent”.
D. Si parla di separazione funzionale.
CALABRO’: ”Il nostro procedimento e’ tuttora in corso.
Non posso quindi anticipare conclusioni. Vorrei pero’ che fossero chiare due cose. Molto probabilmente, con l’adozione delle nuove direttive comunitarie, la separazione funzionale entrera’ a maggior titolo nella nostra ”cassetta degli attrezzi”, ma per ora il suo eventuale uso e’ molto problematico. Laddove e’ stata introdotta la separazione (funzionale o societaria) delle attivita’ di rete, si e’ seguita la via dell’accordo, potendo peraltro disporre anche di poteri ulteriori rispetto a quello regolamentare (antitrust o leggi nazionali ad hoc). La seconda cosa e’ che l’Italia si sta dotando di strumenti di regolazione all’avanguardia. Solo Italia ed Inghilterra hanno sviluppato una regolazione cosi’ avanzata della rete di accesso.
Comunque, l’Autorita’ parlera’ con i fatti, definendo, per quanto in suo potere, un quadro regolamentare ancora piu’ pro-concorrenziale ed innovativo di quello attuale per l’incentivazione delle reti di nuova generazione, e in particolare della fibra ottica”.
D. Quando arriveranno le decisioni di Agcom su Open Access?
CALABRO’: ”Abbiamo appena ricevuto tutti i contributi degli operatori sugli impegni di Telecom Italia. Si e’ quindi conclusa la fase di consultazione pubblica. Ora spetta a Telecom Italia replicare alle osservazioni fornite dagli operatori. Solo a quel punto avremo tutte le informazioni e i dati per poter decidere. E’ un procedimento che si dovrebbe concludere nel giro di alcune settimane”.
D.Ci sara’ una ”task force” per le Ngn?
CALABRO’: ”La giudico un’iniziativa che va nella giusta direzione. E’ indispensabile che gli interventi per lo sviluppo delle nuove reti siano coordinati in un disegno unitario. Il problema e’ complesso e servono ricette complesse: un menu di interventi coordinati e complementari che incida contemporaneamente su tutte le strozzature strutturali, sia dal lato della domanda (la bassa alfabetizzazione informatica delle famiglie italiane) che da quello dell’offerta (l’assenza di reti alternative a quelle di Telecom Italia)”.
D. A livello locale c’e’ molta effervescenza.
CALABRO’: ”Le municipalita’ sono una risorsa. Non e’ necessario avere una unica rete nazionale, considerato che le economie di scala sono presenti nella fase di offerta dei servizi finali e non in quella di realizzazione delle reti e di fornitura dei servizi wholesale. D’altronde in Europa (e negli Stati Uniti) e’ proprio a livello metropolitano che si sono realizzate le prime infrastrutture di accesso completamente in fibra ottica: Londra, Parigi, Stoccolma, Vienna, Berlino, Amburgo, Amsterdam sono oramai state totalmente cablate. Serve poi un’attivita’ centralizzata di coordinamento, monitoraggio e di vigilanza che assicuri l’apertura e l’interoperabilita’ delle reti locali.
L’Autorita’ e’ ovviamente il soggetto piu’ indicato a svolgere questo ruolo”.
D. Avete poteri sufficienti?
CALABRO’: ”Voglio essere chiaro: i nostri poteri non sono sufficienti a governare questa nuova fase. Si pensi a tutta la problematica connessa con i diritti di passaggio e di accesso alle infrastrutture passive, cosi’ centrale, ma in merito alla quale abbiamo poteri limitati”. (ASCA-CORRIERE.COM)