«Ci vuole, innegabilmente, un sistema di diritto d’autore appropriato all’era digitale. Ma sono 70 anni che si parla di riforma del diritto d’autore; e intanto la tecnologia cambia gli scenari di mese in mese. Quanti anni dovremo aspettare prima che la legislazione, che ha procedimento elaborativo lungo e rigido, si metta al passo con la galoppante velocità e con la mutevolezza della tecnologia?»
Nel suo intervento a un convegno sul diritto d’autore, il presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò, chiede a gran voce l’intervento del Parlamento sul tema della tutela del copyright, spiegando che è fondamentale «il diritto alla libera circolazione del pensiero nelle nuove forme della tecnologia», ma «nessuna libertà, anche nuova, è senza limiti», anche perché senza una tutela del diritto d’autore «buona parte dell’industria creativa soffre». Calabrò fa notare che «tra il 3,8% e il 6% è l’impatto sul Pil italiano dell’industria creativa (moda esclusa)» dovuto alla pirateria e «analogo è quello sull’occupazione». L’Agcom «non ha la benché minima propensione a diventare lo sceriffo di Internet» e non intende porre «nessun limite alla libera espressione e diffusione del pensiero». Tuttavia un intervento legislativo è necessario perché «la rete è un bene comune che va salvaguardato e regolato per coglierne i benefici e arginarne le esternalità negative. Che il principio della rete libera si risolva in un ‘Far web’ non è un esito degno di un Paese che creda nel diritto». (MF-DJ)
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