“Scarsa qualità con programmi di basso livello condizionati dagli interessi del mercato pubblicitario; diseducativa soprattutto per i più piccoli”. Così ha definito la tv il presidente dell’Autorità garante per le comunicazioni, in audizione ieri presso la Commissione Parlamentare per l’Infanzia. L’Agcom ha deciso, proprio per questi motivi, di avviare un’indagine per verificare il grado di qualità della programmazione televisiva e gli eventuali effetti sui comportamenti sociali.
“Penso – ha detto Calabrò – al fenomeno del bullismo o il consumo di alcool da parte dei minori. La televisione infatti propone modelli che possono indurre all’emulazione da parte dei giovani”. La televisione italiana, ha sottolineato Calabrò, per “i livelli di banalità e volgarità” è al di sotto di altre televisioni europee e il divario rispetto alle emittenti Ue è crescente, e invece di assecondare il ritrovato interesse dei giovani per il teatro, per i concerti, musica classica compresa, per le mostre, per i musei, per la partecipazione a qualche attività artistica, “preferisce insistere sul ripetitivo, quando non sul becero”.
Ma “fino a quando le trasmissioni sono dominate dall’assillo dei ricavi pubblicitari e questi sono connessi esclusivamente all’audience i tentativi saranno inefficienti”, perchè così “i pubblicitari sono convinti che quanto più si abbassa il livello di una trasmissione tanto più ampia è l’audience. Si innesca una spirale perversa che diseduca il gusto dei telespettatori e degrada il livello delle trasmissioni”.
Fabiana Cammarano
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