Impegni concreti sulla banda larga o rischio di retrocessione in serie B. Il presidente dell’Autorità per le tlc, Corrado Calabrò, nella Relazione annuale al Parlamento, dà una sferzata a operatori e governo perché si compiano i passi necessari per far crescere l’Italia digitale, anche consentendo l’investimento pubblico per le reti di nuova generazione non solo nelle aree ‘povere’. Sul fisso, insomma, la situazione deve ancora sbloccarsi, mentre sul mobile parte l’asta delle frequenze, che, ha spiegato il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, se vendute tutte porterebbero a un incasso minimo di 3,1 miliardi di euro.
L’Italia, ha spiegato Calabrò in quella che potrebbe essere la sua ultima Relazione (scade a maggio 2012), è presa da una vera e propria ‘Facebookmania’, con 20 milioni di utenti che restano sul social network per quasi 10 ore al giorno, ma la percentuale di abitazioni connesse alla banda larga fissa e mobile è inferiore al 50%, a fronte di una media europea del 61%. Inoltre «esiste ancora un 4% di digital divide da colmare, cui si aggiunge circa il 18% della popolazione servita da adsl sotto i 2 Mbit al secondo». Bisogna fare presto, dunque, e agire secondo due direttrici: le reti di nuova generazione e le frequenze per la telefonia mobile.
Sul primo punto, Calabrò ha spinto per una soluzione al tavolo Romani, dove dovrebbero essere «ormai assunti precisi impegni contrattuali», e ha invitato gli operatori a passare dalle parole ai fatti, smettendola di fare «i ciclisti in surplace» che rischiano di «finire in un vicolo cieco». Una sollecitazione che non è sfuggita al presidente esecutivo di Telecom Italia, Franco Bernabè, che ha ribattuto: «Siamo come ciclisti pronti a partire, che guardano avanti, ma trattenuti per il sellino». Oggetto del contendere, ancora una volta, il ruolo dell’investimento pubblico (in particolare Cdp) e la regolazione.
C’è molto da fare, però, anche dal lato della telefonia mobile, dove Calabrò ribadisce il rischio di collasso della rete per il traffico generato dalla grande diffusione degli smartphone (allarme che però, secondo Bernabè, è infondato, visto che gli operatori stanno investendo): urge quindi l’asta delle frequenze che, per avere maggiori garanzie di successo, dovrebbe prevedere maggiori incentivi per le tv locali.
E gara, nei tempi previsti dalla Legge di stabilità, sarà: con la riunione del comitato dei ministri l’asta per le frequenze liberate dal ministero della Difesa e che saranno rese disponibili entro il primo gennaio 2013 dalle tv locali, è infatti di fatto partita. «Vendendo tutte le frequenze a base d’asta si arriva a 3,1 miliardi» di incasso per lo Stato (entro il 30 settembre), ha spiegato Romani. Ma non è escluso che la cifra possa salire, «visto che saranno possibili rilanci». Si tratta di una gara «importantissima», ha sottolineato Romani, «perchè si tratta della rete del futuro».