Un piano dell’Agcom per lo sviluppo della banda larga: dieci azioni prioritarie che saranno illustrate in Parlamento a luglio. Ad annunciarlo e’ il presidente dell’Agcom, Corrado Calabro’, commentando il piano nazionale per la banda larga Usa che prevede un investimento pubblico di 25 miliardi di dollari in dieci anni per ottenere multipli d’investimento privato ed ha per traguardi la connessione di 100 milioni di case a 100 megabit e la connessione di scuole, ospedali, basi militari a 1000 megabit (1 giga). Dalle colonne de Il Sole 24 Ore, Calabrò spiega. ‘Mentre gli Usa varano un vero e proprio piano governativo per la banda larga, la Commissione europea ha in cantiere un’Agenda digitale i cui obiettivi sono quelli di fissare le priorita’ e rendere armoniche le politiche degli Stati membri, ai quali resta l’iniziativa, ma con forti limitazioni nelle possibilita’ di finanziamento a carico della finanza statale, mentre gli enti locali hanno saputo ricavarsi maggiori spazi. In questo mare di progetti frammentati a livello nazionale e locale rischia di annegare la prospettiva europea della banda larga’.
Il punto di forza in Europa, sottolinea Calabro’, ‘dovrebbe consistere, invece, in regole comuni piu’ aperte all’innovazione e all’infrastrutturazione. Sarebbe auspicabile un concerto europeo che crei a livello continentale quelle economie di scala e di scopo necessarie al lancio delle nuove tecnologie e che al tempo stesso valorizzi i progetti locali perche’ piu’ vicini al territorio e ai cittadini’. ‘Rivedra’ la Commissione europea la propria visione strategica ripetendo quel miracolo di determinazione e decisionismo che ha portato all’introduzione del Gsm?”, si chiede il presidente dell’Agcom. E l’Italia? si chiede Calabro’. ‘Il nostro paese ha retto meglio di altri alla crisi finanziaria bancaria che ha scosso il mondo occidentale. Ma nel momento in cui si prospetta l’uscita dalla crisi, l’Italia resta indietro, con una previsione di crescita del Pil inferiore a quella degli altri paesi. Non sono solo gli Stati Uniti a vedere nell’alta velocita’ trasmissiva una exit strategy. Un recente studio dell’Ocse indica in 1,5 punti il ritorno in termini di sviluppo del Pil degli investimenti nella banda larga. Un aspetto che emerge dal piano Usa, e che forse e’ meno noto in Italia, sono gli enormi risparmi che tramite la banda larga si possono conseguire nel sistema sanitario nazionale’.
L’Italia, con 15 milioni di telefoni intelligenti, osserva, ‘e’ leader in Europa. Ma sulle politiche infrastrutturali il nostro paese e’ in una posizione di arretratezza; e un paese senza ossatura e’ un paese molle. Per quel che riguarda la fibra ottica negli ultimi quattro anni la percentuale degli accessi in fibra sul totale degli accessi a banda larga sul fisso e’ passata dal 14% al 6%. Un bel salto… all’indietro! Inoltre, anche il tasso di penetrazione della banda larga ‘in rame’ e’ inferiore alla media Ue a 27 (39% delle famiglie vs 56%: dati Eurostat). E’ vero che anche da noi alcuni enti locali hanno intrapreso importanti percorsi di infrastrutturazione. Ma e’ fondamentale che le iniziative particolari siano riconducibili a un piano organico; facciano sistema, non spezzatino’.
A tal fine, aggiunge Calabro’, ‘spetta al Governo fare da Cabina di regia; ma e’ senza dubbio fondamentale l’interazione tra le iniziative degli enti locali e quelle degli operatori di telecomunicazioni, in primis di Telecom ch’e’ quello che ha la rete di gran lunga piu’ estesa. Il sistema economico stesso puo’ sostenere l’onere della banda larga. Lo sviluppo della fibra puo’ essere in larga parte auto-sostenuto se si sceglie il modello adatto, come si e’ fatto per il digitale terrestre. Le Regioni e gli enti territoriali possono fare il resto’.
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