Ansia da Brexit: le case editrici inglesi restano molto preoccupate dopo che nelle settimane precedenti al voto avevano paventato ipotesi catastrofiche per il futuro del settore. Prima del referendum la fazione del “remain” ha più volte evidenziato che si sarebbero scatenate delle gravi calamità sul settore, ipotesi mitigata dalla fazione del “leave”, che ha parlato di una fase un po’ burrascosa da cui però si passerà a un’autonomia totale.
Alla fine ha vinto il “leave” e adesso il governo del Regno Unito dovrà lavorare duramente per completare l’uscita dall’Unione Europea. Le prospettive, soprattutto per quel che riguarda il breve periodo, non sono delle migliori in molti settori. Il crollo della sterlina ne da un esempio e ha scatenato un effetto panico nei mercati internazionali.
Gli editori inglesi si sono spesi molto a favore della permanenza in Europa, e il clima di grande incertezza dell’ultima settimana è stato un vero incubo per molti di loro. Solo poche settimane fa Richard Johnson, amministratore delegato di Bonnier Publishing, aveva spiegato che la Brexit, da un punto di vista finanziario, avrebbe rappresentato un danno enorme: “Sono preoccupato non tanto per i grandi editori – siamo grandi abbastanza da sopperire certe difficoltà nel breve periodo – quanto piuttosto le piccole imprese, che non avrebbero i mezzi per resistere”.
Insomma, le ripercussioni più gravi della Brexit graveranno soprattutto sulle spalle dei piccoli editori. Uno scenario, purtroppo, già visto e che mette in pericolo molte realtà che già adesso fanno fatica a stare a galla. Si preannunciano netti cali delle vendite sia sul fronte interno, con i cittadini britannici che molto probabilmente avranno meno risorse a loro disposizione, che su quello estero, con il rischio concreto di vedere un drastico calo delle richieste da parte di altri Paesi europei.
L’Europa, infatti, non farà di tutto per agevolare l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue e proprio per questo non pochi editori sono preoccupati. L’editoria britannica ha fondato gran parte del suo successo sull’export e se non verranno concessi termini favorevoli per condurre affari col resto del continente potrebbe arrivare un colpo durissimo.
Tra le clausole più significative quando si stringono accordi internazionali tra editori, c’è quella per l’esclusiva dei diritti europei. Questo sarà inevitabilmente uno dei punti che vengono meno con la Brexit. Ora che gli editori inglesi non si trovano più in un Europa unita, non ci vorrà molto prima che altri soggetti possano cercare di ottenere questa esclusiva (e non è detto che questi nuovi soggetti debbano necessariamente essere a loro volta europei).
La Brexit, specie nel contesto di continue novità tecnologiche e digitali ancora non ccapite e sfruttate per il meglio, potrebbe andare a rovinare la piccola isola felice rappresentata dall’industria editoriale britannica. Un’industria che ha dimostrato di saper dare vita a eccellenze anche grazie al contributo di migliaia di lavoratori provenienti dal resto d’Europa. Se a questo aggiungiamo che il prossimo governo conservatore, a quanto pare, avrebbe deciso di concedere minori investimenti in istruzione e cultura, per gli editori britannici c’è più di un motivo per essere preoccupati.
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