Il Digital Services Act, il Dsa voluto fortemente dall’Ue, non sarà il Miniver di orwelliana memoria: la promessa porta la firma di Thierry Breton, commissario Ue al Mercato interno e all’industria. Che ha riferito come: “Piattaforme online e motori di ricerca molto grandi hanno avuto abbastanza tempo per adattarsi ai loro nuovi obblighi, abbiamo proposto ‘stress test’ per aiutarli a comprendere le loro esigenze. Il vero test inizia adesso”. Per lanciare il suo messaggio, Breton ha utilizzato X o Twitter, che rappresenta una delle realtà coinvolte dal nuovo regolamento diramato dall’Ue. L’esponente Ue ha poi affermato: “Io e i miei servizi applicheremo scrupolosamente il Dsa e utilizzeremo pienamente i nostri nuovi poteri sulle piattaforme per indagare e sanzionare ove richiesto”. E dunque afferma: “Rispettare il Dsa non è una punizione: è un’opportunità per le piattaforme di rafforzare la propria affidabilità”.
Ma la polemica è appena agli inizi. La Lega, in Italia, ha cavalcato il malumore che serpeggia sul web. “In questa Europa che da anni non cresce e già destinata alla deindustrializzazione e all’irrilevanza sugli scenari globali, saremo anche tutti un po’ meno liberi. L’entrata in vigore del Digital service act, provvedimento che rafforzerà la censura su Internet, deciso passo in avanti verso la cinesizzazione del concetto di libertà di espressione in Europa, ci allarma e ci preoccupa”, scrivono in una nota gli europarlamentari leghisti.